2018 novembre 10-11
storia e profezia: l’eredità di Giovanni
Franzoni
testimonianza di Gérard Lutte:
Giovanni fuori le mura
Il mio contributo alla commemorazione di
Giovanni riflette la mia convivenza con le ragazze e ragazzi di strada del
Guatemala, giovani che non hanno nulla, nemmeno un pezzo di terra dove dormire e
mura che li proteggano.
Ho conosciuto nel luglio del 1971 Don Giovanni
Franzoni abate di San Paolo fuori le mura, padre conciliare e membro della
gerarchia cattolica italiana. Ho visto il suo percorso che l’ha portato o a
diventare solo Giovanni Franzoni, Giovanni fuori le mura.
Le mura di una città, di un edificio, di una
proprietà, di una cittadella, delimitano i confini tra una struttura e
l’ambiente che la circonda, tra l’interno e l’esterno. Le mura di una città
dovevano proteggere i suoi abitanti dai pericoli esterni. Durante il Medioevo in
alcune città le campane suonavano alla sera per indicare ai mendicanti che
dovevano scappare fuori e le porte si richiudevano su di loro. La parola
francese “clochard” che significa mendicante, barbone, risale al termine
cloche, ossia campana che suonava per
mandarli fuori. L’interno e l’esterno corrispondono a diritti differenziati.
Quello che è fuori è l’extracomunitario, l’estraneo, lo straniero, l’emarginato,
l’escluso.
Nei tempi odierni sono stati costruiti tanti
muri per separare, dividere. Il muro di Berlino. Il muro in Israele, per
rinchiudere i Palestinesi in un campo di concentramento. Il muro che Trump vuol
fare costruire dai messicani per fermare il flusso inarrestabile dei migranti e
nel frattempo schiera quindicimila militari con l'ordine di sparare per fermare
l'esodo di bambine, bambini, donne, e uomini che fuggono la violenza e la
miseria creata dal suo impero nei paesi centroamericani. Un muro di acciaio e di
fuoco. In Europa tanti governi nazionalisti vogliono erigere alle loro frontiere
muri contri i migranti, respinti alla violenza, miseria, morte, provocata nei
loro paesi dall’imperialismo occidentale o anche buttarli nella più vasta fossa
comune del mondo, il Mediterraneo. C’erano nell’Africa del Sud le mura
dell’apartheid e si ritrovano in Guatemala e in molti altri luoghi per
proteggere le residenze dei ricchi.
Le mura, i muri possono essere immateriali:
norme giuridiche, insieme di credenze, pregiudizi, conti in banca. Si può
tentare di fermare i migranti chiudendo porti e aeroporti. Le mura tra le classi
sociali. Le mura tra quelli che detengono il potere religioso e vogliono
dominare le coscienze e i loro seguaci. C’è il muro di violenza e arroganza che
separa gli uomini dalle donne, queste ultime ancora in gran parte confinate in
una condizione di marginalità sociale, esposte a tante discriminazioni,
violenze, stupri e femminicidi.
Non sempre lo stare dentro significa una
situazione privilegiata come avviene per quelli rinchiusi nelle carceri, nei
campi di sterminio o nelle riserve per i migranti.
Nel suo percorso di vita per fedeltà al
Vangelo, Giovanni è stato cacciato fuori le mura o ne è uscito di propria
volontà. La sua denuncia sulle implicazioni della chiesa cattolica nella
speculazione fondiaria ed edilizia o la collaborazione dell’IOR, la banca del
Vaticano, con la mafia e le imprese capitalistiche, provocò la sua destituzione
da abate e la scelta di continuare il suo impegno assieme a voi a partire dei
locali in cui ci troviamo ora. Le sue dichiarazioni a favore della libera scelta
di coscienza dei cattolici nel referendum abrogativo della legge che permetteva
il divorzio e la sua dichiarazione di votare per il partito comunista nelle
elezioni del ’75, gli valsero di essere cacciato fuori le mura della casta
sacerdotale e di essere “ridotto“ come dicono, allo stato laicale.
E Giovanni continuò il suo cammino di
liberazione. Si sposò liberandosi del voto di castità, che causa tanti disastri
quando non corrisponde a una libera e sana scelta. Ha
vissuto in una semplice casa a Roma, poi in piena campagna, dove
accoglieva cani e gatti perduti. Un uomo come gli altri, vestito semplicemente
come tante persone anziane delle classi popolari.
Liberarsi da tante mura e dal potere, la vita
semplice, gli hanno permesso di identificarsi con i poveri, di mettersi alla
loro scuola, di capire cosa dicevano a volte senza parole, di stare dalla loro
parte, di parlare con libertà. Giovanni aveva relazioni di amicizia, di rispetto
e di comprensione con tutti. Accompagnava di tanto in tanto, con la sua 500
scassata, una donna non più giovane, al posto in cui riceveva i clienti.
Accoglieva nella sua casa giovani liberati dalle mura dell’istituzione
psichiatrica Santa Maria della Pietà. Parlava con persone di tutte le religioni
rispettando le loro credenze.
Ho visto Giovanni parlare con tenerezza con le
ragazze di strada del Guatemala e sempre mi ricorderò dell’ultimo incontro con
lui poco prima della sua morte e di come si era rivolto a Quenia, la mia
accompagnatrice. Quelli della strada sanno riconoscere chi è sincero e chi non
lo è. Sentivano che Giovanni stava sinceramente dalla loro parte e lo amavano.
Con voi ha partecipato ai movimenti pacifisti e
si è schierato con i popoli oppressi contro le guerre e l’oppressione
dell’imperialismo occidentale. Con voi ha accolto migranti della Palestina,
dell’Afghanistan e di tanti altri paesi vittime delle guerre scatenate dal
capitalismo mondializzato.
All’inizio degli anni ’70, ho passato una
giornata con fratel Giovanni Vannucci nell’eremo di S. Pietro alle Stinche in
Chianti. Mi fece visitare la sua vasta biblioteca di libri sulle religioni e mi
disse: “Ad un certo punto dell’evoluzione spirituale, svaniscono le differenze
tra le religioni e, aggiungerei, l’umanesimo agnostico o ateo”. Le persone amano
tutti gli esseri umani, non li giudicano, non si sentono superiori agli altri.
Pensano che esiste una realtà a loro superiore alla quale possono dare nomi
diversi: Dio, Allah, Padre, Umanità, Cosmos, Amore Universale.
Giovanni Franzoni come Giulio Girardi e tanti donne e uomini, particolarmente
tra i più poveri, sono profeti nel tempo della mondializzazione, segnano un
mutamento qualitativo nell’evoluzione dell’umanità perché vedono la realtà con
gli occhi dei poveri e degli esclusi. Sono tutte e tutti persone che abbattono
le mura, comprese le mura dei templi di cui non rimarrà pietra su pietra. Allo
stesso tempo scompariranno, come avvenne con i tirannosauri, tutte le strutture
di potere, quelle così chiamate profane o le sedicenti sacre: organizzazioni
imperialiste, gerarchiche, oppressive, alienanti, belliche, maschiliste,
sessuofobiche, quelle che stuprano le coscienze e la dignità delle persone. Sono
donne e uomini planetari, cosmici, che si sentono responsabili di tutta
l’umanità, del nostro pianeta e di tutto il cosmo.
I tempi odierni sono difficili. Il capitalismo mondializzato minaccia
l’esistenza stessa dell’umanità e della terra. L’odio, l’egoismo, il razzismo e
l’oppressione dominano l’universo. Ma allo stesso tempo, moltitudini di donne e
di uomini sono impegnati nella costruzione di un mondo fraterno.
Voi della comunità di base di San Paolo avete accompagnato Giovanni nel suo
percorso di vita e, adesso che vi ha lasciato, avete il compito di continuare
con radicalità e creatività la missione
della comunità: mettervi alla scuola dei poveri e apprendere da loro l’amicizia
universale e la condivisione.
Le parole credibili sono le azioni, il modo di vivere, ricordando ciò che diceva
il leggendario aviatore Guynemer " Non si ha dato nulla fino a quando non si ha
dato tutto!".
Gérard Lutte