testimonianze + 2017 marzo 26, Roma

celebrazione eucaristica nella comunità cristiana di base di San Paolo

"dalla casa famiglia all’affidamento familiare"

 

A margine della strage di stato dell’8 marzo in Guatemala, nella casa famiglia Hogar Seguro, che Antonietta ha evocato nell’eucarestia di domenica scorsa presso la comunità cristiana di base di San Paolo in Roma, riporto brevemente l’esperienza vissuta da Molli e me in quel di Modena negli anni 70.

 

All’epoca c’era a Modena la casa del Buon Pastore, un istituto dove una confraternita di suore “ospitava” una decina di ragazzine con problemi (molte avviate alla prostituzione dagli stessi genitori).

 

Nella nostra Comunità di Casa del Pozzo, sensibile ai temi dell’accoglienza e della  famiglia allargata, decidemmo di dare una mano a queste ragazzine, che si trovavano in stato di costrizione  nell’istituto (la porta da cui nella parabola entrano ed escono le pecore accudite dal Buon Pastore, era un porta chiusa e l’istituto era vissuto da loro come un carcere):

·           dapprima aiutandole, attraverso una pluriclasse all’interno dell’istituto gestita da Molli e altre due ragazze della comunità, a conseguire la licenza media che sarebbe stata utile nella ricerca di un lavoro per inserirsi meglio nella società, una volta uscite dall’istituto

·           poi proponendo loro l’uscita dall’istituto mediante un affidamento familiare, per condividere relazioni di cura e affetto

 

Contemporaneamente perseguivamo l’obiettivo politico di chiudere l’istituto.

 

Così è stato, e, con la mobilitazione di tutta la comunità, siamo riusciti ne 1971:

·           a portare alla licenza di terza media tutte le ragazzine

·           a farle uscire tutte dall’istituto e a prenderle in affidamento presso le nostre giovani famiglie della comunità (eravamo tutti appena sposati)

·           a far chiudere l’istituto (ora al suo posto c’è un parco pubblico!=

 

Per alcune di queste ragazze l’esperienza non si è conclusa positivamente (una si è suicidata, qualcuna è fuggita) ma per la maggioranza di loro c’è stato l’inserimento familiare e sociale: ad esempio, la ragazza che abbiamo avuto in affidamento Molli e io, ha vissuto con noi 5 anni a Milano, facendo corsi di addestramento professionale e sperimentando diversi impieghi, fino a quando si è sposata; ha avuto poi due figli e ha perfino assistito il padre e la madre che l’avevano avviata, da piccola, alla prostituzione.

 

Allo stesso modo funziona la Casa 8 marzo del Mojoca in Guatemala, ribaltando la logica dell’Hogar Seguro incendiato l’8 marzo scorso.

 

Molli e Massimo