testimonianze + 2012 febbraio 28, Roma - funerale di Giulio Girardi
Caro Giulio,
ci rivolgiamo a te ancora nel presente, perché è così che tu resterai per noi che abbiamo avuto l’onore di conoscerti e di sentirti vicino.
Ricordiamo tutta la tua ricchezza intellettuale, il tuo rigore scientifico, la tua forza morale e la tua passione per la difesa di tutti gli oppressi del mondo. Lo facevi da filosofo, da teologo, da umanista e da pedagogo. Amavi ripetere che era la forza del diritto quella che doveva prevalere sul diritto della forza e ogni volta che partecipavi ad un congresso, soprattutto riguardante l’America Latina, non ti ripetevi mai. Avevi sempre qualcosa di nuovo da trasmettere dove davi nuove spinte e nuovi sogni. Eri l’uomo dell’utopia e della speranza e non ti arrendevi.
Ti ho conosciuto a Roma negli anni 80 in un seminario sul Nicaragua, durante la rivoluzione sandinista, in cui era stato invitato Ernesto Cardenal. Il titolo del seminario era “Le rose non sono borghesi”. Quello stesso giorno, ho conosciuto i tuoi amici inseparabili, Bruno Bellerate e Gerardo Lutte, assieme a Ramos Regidor. Ho sentito che quel seminario era fatto apposta per te: un mondo dove tutti e tutte avevano lo stesso diritto di sognare e di sperare. Da allora ti ho visto partecipare in pieno, a fianco dei cristiani latinoamericani, alla teologia della liberazione, e i tuoi viaggi sono stati instancabili da quel momento.
Di te, mi colpiva sempre questa tua dimensione dell’essere nel mondo. Era come se il mondo terreno, quello quotidiano, non ti appartenesse più di tanto. Trascuravi quello che mangiavi, tranne alcune eccezioni come il tuo cous-cous e la tua cioccolata, e non ti preoccupava tanto in che modo arrivavi da una parte all’altra della città o da una parte all’altra del mondo. Non era quello che contava per te. Eri altrove. In quegli anni, ho visto come guidavi una macchina scassata come se tu non fossi il guidatore: Una volta, davanti a casa mia, avevi preso il senso contrario e, dal balcone, tutti ti facevamo i segnali di fermarti e tu con grande tranquillità ci hai detto che non te ne eri accorto… finché una volta, davanti a casa di Gerardo, la tua macchina ha preso fuoco perché era da tanto che non mettevi l’acqua nel radiatore e da allora, per fortuna, hai smesso di guidare. Caro Giulio, questo mondo così terreno, non era per te.
Tu eri sempre al di sopra, nel mondo delle idee dove si elaborano i pensieri profondi, quelli che creano la speranza, il senso dell’amicizia e dell’amore e che danno la forza per il cambiamento. Non a caso, sei stato tu a dare un grande contributo al Mojoca e ai ragazzi di strada del Guatemala, con le tue riflessioni sull’amicizia liberatrice, che è ora l’asse fondante della pedagogia di tutto il Movimento.
Giulio, ti abbiamo conosciuto nei tuoi contributi concreti, sia con le borse di studio per il Nicaragua, dove eri convinto della necessità di appoggiare le popolazioni indigene-afro-americane, sia nel tuo grande impegno con il Movimento dei Giovani di Strada in Guatemala. Noi come Amistrada, ti ringraziamo profondamente per il tuo contributo, per la tua partecipazione e la tua solidarietà per essere sempre stato dalla parte degli ultimi .
Ringraziamo tutti gli amici presenti perché la colletta che si fa oggi a nome di Giulio, andrà a favore dei giovani di strada del Guatemala.
Giulio, non so in quale dimensione tu sei ora, ma sicuramente sei in quella dimensione dove c’è la giustizia, la fratellanza e l’Amore Universale. Grazie Giulio y hasta pronto
Nora Habed