testimonianze + 01 febbraio 2004
Tutte le volte che vengono nella mia casa ragazze del Guatemala, io ho quasi l’illusione che quel paese si avvicini sempre più a me, so che non ci potrò mai andare, purtroppo!
… e rimane sempre il problema della lingua, infatti, io non so lo spagnolo, anche se tutti affermano che è una lingua facile, io faccio fatica a capirlo, tanto più parlarlo.
Ugualmente quando è venuta Lorena, qui a casa mia, ed è rimasta per cinque giorni, nonostante le molteplici cose da fare, fatte e che si sarebbero volute fare, siamo riuscite a comunicare attraverso lo sguardo…
Perché ci sono sguardi e sguardi, ci sono quelli di complicità, di allegria, di tenerezza, di condivisione, di pudore ed altri ancora, ma questo modo ci ha fatte sentire vicine e ci ha aiutato nella comprensione reciproca, proprio per questo con Lorena ho avuto maggior facilità ad intendermi che con Mayra.
Inoltre mi ha colpito con quanta spontaneità e “leggerezza”, almeno all’apparenza, lei condividesse con noi, e anche con altri, lungo il suo TOUR italiano, parte della sua vita…
Noi eravamo degli estranei, anche se è vero che noi partecipiamo in parte ad un progetto comune con il Movimento, ma credo che questo non ci autorizzi ad entrare in un vissuto così complesso, come è quello di ognuna e ognuno di loro.
A questo punto mi viene spontaneo fare un parallelismo con noi italiani, noi siamo gelosi di tutto ciò che ci riguarda: del nostro mondo interiore, del nostro passato, presente e anche futuro, ma anche del nostro mondo esteriore, come ciò che possediamo…
Perché?
Credo che la capacità di condivisione di queste ragazze e ragazzi sia veramente preziosa e da prendere ad esempio, in fin dei conti Lorena ha condiviso tutto ciò che lei é con noi, ha mangiato del nostro cibo, non ha preteso che si cucinasse qualcosa per lei, (caso mai lo ha proposto Gerardo…) si è adattata ai nostri tempi, lunghi o corti che siano, ha visto il nostro benessere ovunque e non si è mai rammaricata che non le appartenesse.
Penso che Lorena sia stata generosa con noi tutti, raccontare la sua vita dolorosa e ritornare tutte le volte a riviverla, credo non sia stato facile, ma lo ha fatto contenta di rendersi utile nel far conoscere attraverso lei, parte della storia del suo paese e delle sue compagne e compagni; farlo, contenta anche di farsi conoscere nelle sue “debolezze”, sempre se così si possono chiamare…perché anche in questo caso non so se noi possiamo definire così ciò che non si è conosciuto, infatti, Lorena di notte spesse volte aveva gli incubi, perché di giorno riportava alla memoria cose dolorose e di notte le tornava a rivivere.
Tutto questo è successo sempre con un sorriso sereno e come se dicesse sempre grazie, con lo sguardo e con la sua fierezza d’animo…ecco questo forse é ciò che Lorena mi ha lasciato maggiormente, il suo sguardo sereno, senza rammaricarsi “di quello che è stato”, sempre guardando avanti e con condivisione con chi, come noi, è così mille miglia lontano e non solo fisicamente.
Forse si potrebbe affermare che il lavoro che si fa nel Movimento è proprio cercare di aiutare le ragazze i ragazzi di strada a tirare fuori il meglio di ciò che c’è in ciascuno, imparare a riconoscerlo, nelle loro forze e nelle loro debolezze, ritrovarsi persone che acquisiscono consapevolezza sui loro diritti e doveri, finalmente persone che possono decidere autonomamente di costruirsi un futuro e su come farlo.
A questo punto ritengo, proprio per le molteplici opportunità che noi abbiamo: dalla libertà, all’istruzione e così via, che noi potremmo restituirgli in parte ciò che gli è stato tolto; biso-gnerebbe a mio parere rimboccarsi le maniche, non solo nel recuperare fondi sicuramente preziosi per loro, ma imparare da ciò che ci hanno lasciato nel breve tempo che sono state qui: l’umiltà e la capacità di condivisione.
Tina Portelli