testimonianze + 2016 settembre 23, Guatemala
Care amiche ed amici
ecco, sono già in Guatemala da tre mesi
ed è tempo di darvi qualche notizia. Avrei tante cose da raccontarvi e non è
facile una scelta tra tutto ciò che è successo in questi tre mesi. Mi servirebbe
un centinaio di pagine per raccontarvi solo ciò che sta succedendo nella casa 8
marzo.
QUALCHE PAROLA SULLA SITUAZIONE ATTUALE
DEL GUATEMALA.
Gli Stati Uniti, come ho già scritto,
cercando di portare avanti il programma che hanno sviluppato per i tre paesi
dell'America centrale che forniscono la maggior parte delle persone che
immigrano nel loro paese, l'Honduras, El Salvador e il Guatemala. Chiamano
questo programma "Alleanza per la prosperità". Per questo essi, appoggiandosi
sulla CICIG (Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala) e il
Pubblico Ministero, conducono un'azione contro la corruzione. Essi erano
riusciti a scatenare un movimento di protesta contro la corruzione del
Presidente di allora. Migliaia di persone delle classi medie e urbane e delle
organizzazioni accademiche sono scese in strada e hanno costretto i più alti
dirigenti del paese a rassegnare le dimissioni, ma non resta che molto poco di
questo movimento senza leaders e organizzazioni. Ma la CICIG e il Pubblico
ministero hanno mantenuto la loro forza di intervento e di dissuasione.
Militari, imprenditori, funzionari vengono arrestati, imprigionati e condannati.
Gli Stati Uniti attualmente combattono molti dei loro alleati di prima.
Paradossalmente, tutto questo ha favorito
il ritorno al potere dell'ala dura dei veterani militari, che avevano
partecipato al genocidio e si opponevano alla democrazia. L’attore comico Jimmy
Morales, attuale Presidente del Guatemala, è il loro uomo di paglia, che sembra
deluderli, perché è incapace di governare, improvvisa continuamente, prende
delle decisioni e le annulla ed è lui stesso colpito dallo scandalo di
corruzione di uno dei suoi figli e di suo fratello. Le comunità indigene e le
classi povere del Guatemala, che sono circa l'80% della popolazione, sono ben
lontane da queste lotte per il potere e cercano di sopravvivere, come meglio
possono in una situazione economica ancora più dura. La resistenza indigena,
anche se è poco diffusa, rimane una speranza per il cambiamento.
I RAGAZZI DI STRADA
Fanno parte degli esclusi che vivono in
estrema povertà. E soprattutto coloro che sono venuti dalla strada, che hanno
più difficoltà a far quadrare i conti. In strada nessun affitto, senza acqua,
elettricità, gas da pagare, si sopravvive grazie all'assistenza caritatevole,
specialmente delle chiese evangeliche che distribuiscono cibo, vestiti e
prediche. Per avere soldi la maggior parte s’arrangia, altri ricorrono al furto,
a volte aggressivamente.
In media, possono avere un centinaio
quetzales al giorno. Fuori strada la vita è molto meno esposta, ma molto più
difficile; gli affitti sono costosi anche per un’umida camera scadente e poco
illuminata. La maggior parte vive vendendo quello che può sulla strada:
caramelle, panini, vestiti e tutto ciò che si può vendere a buon mercato.
Dato che abbiamo dovuto eliminare alcuni
impieghi (controllo di micro-imprese, riabilitazione in una dimora, servizio
giuridico, visite a domicilio) non sapevamo più esattamente dove o come vivevano
i giovani fuori dalla strada, soprattutto dopo che la situazione economica era
significativamente peggiorata per i poveri. Abbiamo iniziato un'indagine e penso
che saremo dolorosamente sorpresi per le condizioni di vita, in particolare di
giovani donne uscite dalla strada con i loro figli.
PROGRAMMI CHE FINISCONO ED ALTRI CHE
INIZIANO
Alla fine di questo mese di settembre,
restituiremo al proprietario la casa che abbiamo affittato per i giovani che
volevano uscire fuori dalla strada. Non ce n'erano che due nella casa e non
avevano più aiuti per questo programma, che ha avuto molto poco successo.
Dobbiamo trovare altri modi per aiutare i
giovani che vogliono uscire dalla strada, senza essere internati al riparo di
un'istituzione.
Noi abbiamo già affrontato questo
problema negli incontri dei collettivi di strada e in un'Assemblea generale, ma
vogliamo approfondirlo ulteriormente con un'indagine partecipativa che sarà
condotta durante la prima metà dell'anno 2017.
Una studentessa di psicologia di Nora
Habed, che già realizzato questo tipo di ricerca per il Nicaragua, coordinerà un
team per studiare questo problema, di cui io garantirò la responsabilità
scientifica.
Ma dobbiamo assolutamente cercare nuove
strade. Purtroppo in questo tipo di lavoro, che è il nostro, i fallimenti non
sono rari.
Ma ci sono anche altri progetti che
vedono la luce: un nuovo team coordinato da Wendy, ex-Quetzalita, che include
Mathilde Louis volontaria belga e una guatemalteca Laila, che hanno iniziato a
lavorare all'inizio di settembre. È un gruppo di pronto intervento, in casi di
urgenza, ad esempio per aiutare i bambini, la cui madre è sparita, lasciandoli
con parenti, se ne hanno, o anche in un istituto. O per orientare i giovani
adolescenti che sono tentati di entrare in organizzazioni illegali, per non dire
criminali.
Essi visitano anche giovani donne che
vivono nelle carceri per sostenerle, aiutarle nelle loro necessità, per quanto
possibile, per facilitare la comunicazione con i loro figli e aiutarle a
pianificare la loro vita dopo questa dolorosa esperienza.
Io li ho accompagnati nella loro prima
visita al COF (Centro di orientamento delle donne), come abbiamo
eufemisticamente chiamato questa prigione, dove sono rinchiuse donne,
condannate: non avevo mai visto niente di simile; è un mondo a parte. Vi si
entra senza troppa difficoltà e immediatamente ci riconoscono alcune giovani
donne; ci vengono incontro, ci abbracciano e ci danno il benvenuto. Affittiamo
un tavolo, delle sedie e si comincia a parlare, poi, con loro possiamo visitare
tutta la prigione, dove vivono più di 600 persone. Qui bisogna lavorare, perché
non si riceve assolutamente nulla, né cibo né vestiti. E qui, in questo strano
mondo, si svolge ogni genere di commercio: vendita di abbigliamento, alimenti,
bevande, cosmetici, saponi e persino droghe. C’è chi fa artigianato, altri che
cucinano per chi ha più soldi o lavano i loro vestiti dove vivono, altri che
coltivano verdure in un campo a loro disposizione. Si formano clan e vi regnano
mafiosi.
Io chiederò alla nuova squadra di fare
una piccola indagine sulle condizioni di vita e le risorse della dozzina di
giovani donne o giù di lì, che ha vissuto nella strada e che hanno conosciuto il
MOJOCA.
Essi faranno questa ricerca come parte di
una più vasta indagine, che hanno già iniziato visitando le case di sette
Quetzalitas, con cui hanno parlato a lungo.
Ora lascio la parola a Mathilde Louis per
raccontarvi una delle visite, che l’ha più impressionato:
"Siamo andati nella baracca di Maria.
Prima di tutto si deve sapere che lei e la sua famiglia vivono in una
baraccopoli situata proprio accanto a un grande deposito di immondizia, dove lei
e suo papà vanno a lavorare di tanto in tanto, e che puzza fin dove abitano. Ci
vivono dodici persone, quattro adulti e otto bambini, da uno a undici anni, in
una sorta di minuscola cabina con più letti e solo un angolo cottura, così come
una TV senza cavo, che è il loro principale intrattenimento.
Il posto è terribilmente polveroso, con
aria quasi irrespirabile.
Non si deve pagare per l'elettricità, ma,
invece, devono pagare ogni volta per andare in bagno e per lavare/lavarsi in un
luogo a circa un centinaio di metri. Non li conosciamo, ma subito ci hanno
accolto bene, soprattutto, andando a comprare per noi acqua in bottiglia.”
Ciò che sorprende è la pulizia e persino
una certa eleganza di queste giovani donne e i loro figli condannati a vivere in
tali condizioni.
Ma lo avevo già visto in Nicaragua e a
Roma.
Stiamo già cominciando a programmare
traslochi in alloggi più decenti. Ma siamo di fronte ad un grosso ostacolo:
IL LAVORO CHE NON ESISTE:
Ci vuole un minimo di risorse per
continuare a pagare una stanza squallida in una casa dove coabitano persone che
non si conoscevano e che devono condividere i servizi sanitari.
Per la maggior parte, l'unico lavoro
disponibile è vendere qualcosa per la strada.
Ecco perché non abbandoniamo il nostro
progetto di laboratori di solidarietà.
Grazie ad una sovvenzione dal Belgio,
abbiamo la possibilità di acquistare tutto il materiale necessario.
Il nuovo Consiglio di amministrazione
eletto recentemente prende in mano questo problema e prenderà delle misure
energiche per ottenere le licenze necessarie per vendere alimenti.
NUOVE FONTI DI REDDITO:
Kenia ha proposto agli abitanti della
casa 8 marzo di organizzare un pasto italiano nella casa della tredicesima
strada, per contribuire alle spese della Comunità.
Armanda Bartolli , insegnante molto brava
di cucina italiana, preparerà questo pasto, a cui vi invito cordialmente.
Contano di raccogliere almeno 120 persone
e l'intero MOJOCA appoggia la loro iniziativa. (nella mia pagina di face-book
troverete le foto di questo evento e della maggior parte delle altre cose che
riguardano il MOJOCA).
Grazie ad un amico della casa Ocho Marzo,
abbiamo fatto un’escursione ad Antigua, antica capitale del Guatemala.
Abbiamo visitato una piantagione di
caffè, musei e in un villaggio indigeno, a circa 20 chilometri dalla città,
abbiamo imparato a produrre cioccolato secondo le usanze ancestrali dei Maya.
Avevamo una guida turistica e viaggiavamo con un micro bus guidato dal capo da
un'altra agenzia. Io mi sono ricordato di quello che mi aveva detto nel 2004
André Wénkin, fondatore del "centro di Rural development' di Gaume dove si trova
il Segretariato MOJOCA Belgio, il quale era venuto a farci visita con
Jacqueline, Marcel e un giovane di Gaume. Avevo trovato per loro un microbus e
abbiamo visitato luoghi turistici e cooperative di colture e allevamenti e delle
organizzazioni indigene di resistenza. André mi aveva detto: “Perché non
organizzate gite turistiche di questo tipo?” Era un seme che ha impiegato anni
per germinare e stiamo discutendo con questi giovani, che abbiamo incontrato, di
turismo alternativo, che potremmo programmare per degli amici belgi e italiani
del MOJOCA. Avremo opportunità di parlarne, quando ci incontreremo in Europa.
E questi nuovi amici, Juan Carlos e
Carlos, ci fanno un'altra proposta: portare al MOJOCA dei gruppi di visitatori
provenienti da altri paesi, perché conoscano la faccia nascosta del Guatemala e
possano acquistare prodotti artigianali, una pizza nella casa 8 marzo e per
coloro che ne saranno conquistati, poter continuare i contatti con noi.
L'idea ha fatto la sua strada e speriamo
di fare i primi passi concreti nei prossimi mesi.
SITUAZIONI DIFFICILI DOVUTE ALLA MISERIA
E ALLA GIUSTIZIA CRESCENTE
Le difficoltà di vivere causano problemi
psicologici e psichiatrici crescenti e dovremo prendere in considerazione forme
di collaborazione con psichiatri.
Ci sono anche giovani che sono coinvolti
in bande di criminali, attività illegali come estorsione, vendite e
distribuzione della droga: tutto questo porta ad una vita pericolosa, perché i
regolamenti di conti tra bande criminali e tra bande giovanili violente sono
frequenti. E la presenza di giovani che fanno parte o che facevano parte di
queste bande stanno mettendo in pericolo coloro che vivono o partecipano alle
attività del MOJOCA. Non è facile conciliare la protezione della gioventù nel
MOJOCA e offrire un aiuto a questi giovani in difficoltà.
NON LASCIARSI DOMINARE DA RABBIA O
SCORAGGIAMENTO:
Dobbiamo mantenere una testa fredda e un
cuore caldo. Il MOJOCA continua a farvi fronte. Abbiamo avuto un'eccellente
assemblea generale all'inizio di settembre. I giovani hanno partecipato con
molta responsabilità a una revisione dei problemi che ci stanno particolarmente
cuore:
·
quali sono per i giovani che vivono per le strade le alternative per il
passaggio a una casa di transizione e all'inserimento nella società?
·
come proteggere bambini e adolescenti che vivono in situazioni di pericolo?
·
come sviluppare la pizzeria in modo che possa fornire le risorse necessarie
per gli abitanti della casa 8 marzo?
I gruppi di lavoro hanno sviluppato delle
proposte, come:
·
un lavoro più sistematico con i giovani che vogliono liberarsi dalla droga;
·
ricerca di istituzioni di disintossicazione;
·
l’accompagnamento dei bambini nel loro viaggio da casa a scuola e viceversa;
·
una formazione per l’utilizzazione intelligente e prudente di face-book e
altri mezzi di comunicazione elettronica;
·
cercare e fare accordi con case-famiglia dove i bambini e gli adolescenti
inviativi dal giudice sono trattati bene
Il movimento è in movimento.
Mathilde è stanca e la sua giornata di
lavoro è quasi finita, così ho messo la parola 'fine'. Non senza aver fatto i
miei ringraziamenti per tutte le iniziative di amicizia con il MOJOCA. Noi le
seguiamo, ne parliamo e quando ho foto, non manco di inserirle nella mia pagina
di face-book o piuttosto è Kenia, che si incarica di questo compito, che le
piace.
Da parte dei bambini, giovani e del
personale del MOJOCA vi abbraccio cordialmente e vi invitiamo a venire a
trovarci,
Gerardo