testimonianze + 2013 settembre 21, Guatemala - dalla crisi alla rinascita del Mojoca

 

Care amiche, cari amici,

l'altro ieri sono rientrata dal Guatemala dopo un breve soggiorno di 10 giorni, troppo poco per capire una realtà tanto complessa quanto meravigliosa per ciò che fa il Mojoca a favore delle ragazze e dei ragazzi di strada.

 

Appena arrivata, lunedì 9, mi aspettava, nel primo pomeriggio, una riunione con il comitato di gestione del Mojoca. Alcune facce conosciute, la maggior parte nuove. Soprattutto una mi ha sorpreso: quella di un giovane diciottenne, rappresentante di “Generación del Cambio”, figlio di una ex-Quetzalita, Ana Maria Qej. Si è presentato in modo semplice, chiaro, impegnato. Dice di sentirsi coinvolto con il Mojoca e la generazione di cui fa parte per il cambiamento di una società più giusta, fraterna e solidale. Saranno loro, questa nuova generazione, quelli che creeranno questo modo migliore che tutti gli auguriamo.

 

Il martedì sono uscita con due ragazze del gruppo di strada: Sandra e Alejandra, la rappresentante del gruppo di strada, sorella di Claudia Carrera, la giovane che abbiamo conosciuto in Italia invitata da Libera.

Siamo andate alla “Terminal”, il gruppo di strada che vive vicino al mercato. Un posto particolare per la sua grande varietà di vendite, disordinato, confuso. Lì abbiamo incontrato un gruppo numeroso di gente di strada (adulti, giovani, adolescenti), un miscuglio della realtà della strada. Mi ha sorpresa vedere due ragazzi, minori di quindici anni, completamente spiazzati dal solvente. Per quello che ho capito, lavorare con questo gruppo è molto difficile data la diversità di età, ma, soprattutto, la pressione che hanno dagli spacciatori che ricattano i giovani perché non partecipino al Movimento. Anche alcuni membri del gruppo di strada del Mojoca sono stati minacciati per il loro lavoro. Lotta dei poveri contro i poveri. Ciò nonostante, ho rivissuto la solidarietà della strada: Erika – una giovane di 26 anni, praticamente disabile perché investita da un autobus alcuni anni fa – con il suo compagno – che chiamano Zanahoria (carota) – anche lui ridotto male dal solvente, mentre camminavamo al punto di ritrovo con gli altri ragazzi, Erika ci voleva offrire una bevanda ad ognuna di noi, era orgogliosa di farlo. E al momento di attraversare la strada, “Zanahoria”, estremamente magro e senza forze, si è caricato Erika sulle spalle per farla attraversare. Sono questi gesti che danno significato a ciò che si cerca di fare nel Mojoca: coltivare il senso dell’amicizia e della condivisione.

 

Il mercoledì, nel primo pomeriggio, ho partecipato alla riunione con tutto il personale del Mojoca. E’ stata la prima impressione della realtà che si dovrà affrontare: tempi duri, faticosi, di ripensamenti, di riflessioni, ma anche di nuove possibilità di creare un nuovo Mojoca capace di riprendere i valori più importanti per cui è nato: i valori della strada, fatti di solidarietà nel vivere con l’essenziale; valori fondamentali da cui partire nuovamente per affrontare questi tempi di crisi. Gerardo ha fatto un discorso molto faticoso perché si è parlato delle difficoltà, soprattutto economiche, che si dovranno affrontare: a partire dall’anno prossimo, il personale dovrà essere ridotto a metà, e quelli che resteranno, dovranno lavorare molto di più. Si è parlato anche dell’appoggio che riceveranno tutti nella ricerca di un nuovo lavoro, nel senso che se devono andare a nuove interviste, ecc., avranno queste ore a disposizione. C’è stato un silenzio generale. Ho parlato un po’ anch’io sul senso della nostra amicizia come Rete di Amistrada e i momenti difficili che anche noi stiamo attraversando. Dopo un lungo silenzio, Anibal, l’amministratore del Mojoca è intervenuto: ha dato tutta la sua disponibilità per affrontare questi momenti di crisi; ha parlato delle sue origini – figlio di ex-guerriglieri – della necessità di essere uniti, di continuare a lavorare per questi ideali. Ha scritto anche – il giorno dopo -, una lunga lettera a tutti i suoi compagni e compagne di lavoro per animarli a continuare in questa solidarietà, al di là di chi resta e di chi se ne va.

 

In quei giorni, con Gerardo siamo andati a trovare una nostra amica – lavoratrice del Mojoca – che attraversa un momento di crisi a causa dell’alcol. L’abbiamo portata ad una casa di cura per disintossicarla. Poi si vedrà come continuare ad appoggiarla. Come vedete, ogni giorno è una nuova emergenza a causa non solo dei problemi economici, ma anche di quelli più profondi fatti di solitudine, di conflitti non risolti che risalgono all’infanzia, di insicurezze e di fragilità.

 

Ma, come ogni realtà umana, fatta da tante sfaccettature, si vede anche l’altra faccia: quelle che come Kenia – la cui visita all’8 marzo l’ha già raccontata Gerardo in una lettera di pochi giorni fa -, ora che lavorava in un posto dove la sfruttavano lavorando 10-12 ore al giorno a 5 euro la giornata, era disponibile ad appoggiare con il suo misero salario - se così si può chiamare - una borsa di studio.

Gerardo ha offerto a Kenia per questi mesi, una nuova alternativa finché non trova un lavoro più decente, occupandosi dei laboratori che esistono alla casa 8 Marzo.

 

Per questo mi è venuta l’idea di creare un nuovo laboratorio: quello del découpage, di cui avete già avuto notizie… speriamo bene. Abbiamo lavorato a tempo pieno gli ultimi 4-5 giorni a questo nuovo progetto. Kenia, Sandra (una delle ragazze della casa 8 Marzo), e una volta Melina, hanno frequentato un corso di découpage vicino alla casa 8 Marzo e ora, soprattutto Kenia, ha preso talmente sul serio questo lavoro, che è rimasta a dormire alla casa 8 Marzo finché io sono rimasta, così potevamo lavorare il più possibile. Credo che si potrebbe trovare un mercato per vendere queste scatole (porta-gioielli, porta-salviette, ecc.) all’interno del Guatemala in un ambiente medio-alto che è importante trovare. Ho conosciuto Gabriela – nuovo membro della Giunta Direttiva dell’Associazione Giuridica del Mojoca – che concordava con questa idea. Lei ha un albergo e vuole creare una fioreria di lusso e pensa che lì potrebbe collocare le scatole per venderle.

 

Lucrecia da lunedì 16 ha ripreso a lavorare nel Mojoca. Ci siamo viste a pranzo nell’appartamento di Gerardo prima del suo ingresso ufficiale come amministratrice con pieni poteri. E’ una persona che conosciamo ormai bene: responsabile, onesta, vuole bene al Mojoca. Credo che la sua presenza sarà una garanzia per il Mojoca e per Amistrada perché potrà mettere un po’ d’ordine e creare un clima più disteso. L’ho salutata per telefono prima di partire facendole gli auguri di tutti noi nel suo lavoro.

 

Come avete capito, gran parte del tempo l’ho vissuto all’interno della casa 8 Marzo. La parte positiva, è che ho vissuto dal di dentro la quotidianità della casa. Ora ci sono 9 donne e 6 bambini (4 bambini sotto l’anno di età, di cui due sono gemelline, una bambina di 3 anni ed Estuardo, il bambino più grande, di 4 anni. Il clima che si respira è abbastanza sereno. Ogni tanto ci sono delle incomprensioni, come in tutte le famiglie. Ma le ragazze sono organizzate e lavorano tanto. La maggior parte si alza alle 4 del mattino per cominciare a fare i panini e uscire presto a venderli sulla strada. Altre cominciano a pensare alla pizzeria, altre a pulire la casa prima di portare i loro figli all’asilo nido e poi ognuna a proseguire altre attività. Vivono giornate piene, stancanti, anche perché devono pensare ai bambini e allo studio. La vita non è facile per loro ed è comprensibile che, alla sera, cerchino di scaricarsi di tante tensioni. Ciò nonostante, un giorno alla settimana, continuano a fare le loro riunioni per rifare i turni della pulizia della casa, distribuire le nuove responsabilità, parlare di quello che non va per cercare di migliorarlo.

 

Nei giorni in cui c’ero, sono entrate due nuove ragazze (prima erano in 8). La decima ragazza, Fabiola, l’hanno ricoverata in ospedale. Stava molto male, quasi non riusciva a muoversi. Berta l’ha portata all’ospedale il giorno dopo in cui è entrata alla casa. Fabiola era già stata all’8 Marzo tempo fa, poi è tornata sulla strada e ora di nuovo è all’8 Marzo. Questo fa capire gli alti e bassi con cui bisogna convivere e fare i conti: il senso di stabilità è una conquista frutto di un lungo percorso interiore, non facile da raggiungere. La vita è spesso precaria.

 

La sera prima di partire sono passata un momento al Mojoca, alla veglia del ragazzo di solo 19 anni, ucciso a colpi di pistola il giorno precedente. C’erano i ragazzi della casa degli Amici e i suoi amici della strada. Alcuni fiori accompagnavano quella bara chiusa, dove ancora una volta, qualcuno se ne va come una stella cometa che appare e scompare nel suo breve passaggio, ma che lascia il segno che è importante continuare e andare avanti. Il Mojoca continua ad essere, per queste persone, forse l’unica alternativa valida per avere diritto alla vita.

 

Rientrando alla casa 8 marzo, abbiamo festeggiato il compleanno di Marisol, figlia di Monica. Anche lei, come tutte le bambine, i bambini e le donne della Casa, hanno festeggiato alla continuità della vita.

Il Mojoca, nonostante tutto, continua a essere per tutti noi un esempio di speranza e di riflessione nel pensare che i sogni dobbiamo continuare a coltivarli ed a crearne dei nuovi. La Casa 8 marzo tra poco, oltre alla buona pizza, sarà inondata da scatoline colorate e da grembiuli che Gerardo probabilmente porterà in Europa. Il nostro caro Gerardo continua nella sua instancabile dedizione a creare un mondo migliore assieme alle ragazze e ai ragazzi di strada, nostri maestri nell’arte dell’amicizia e dell’amore.

 

Vi abbraccio con tenerezza,

Nora

Managua, 21 settembre 2013.

p.s. ormai ho superato la mezzanotte