testimonianze + 2013 agosto 28, Guatemala

DIETRO LE MINACCIOSE NUVOLE SPLENDE IL SOLE

Care amiche e amici,

ecco, è quasi un mese e mezzo che sono in Guatemala, il mese d’agosto e le vacanze sono alla fine ed è tempo di darvi delle notizie, anche se non sono tutte buone. Ma vi assicuro: noi contrastiamo, resistiamo, noi non ci arrendiamo.

            CHI VUOLE LA FINE DEL MOJOCA?

Spesso mi hanno chiesto se non abbiamo problemi con le autorità e rispondevo che i ragazzi di strada avevano rogne a non finire con la polizia, che li maltratta, con i giudici, che li condannano senza prove, con il governo, che non fa rispettare le leggi, ma che il Mojoca, come tale, non era disturbato. Questo ieri, ma oggi la situazione è cambiata molto: uno dopo l’altro, abbiamo avuto controlli meticolosi da parte dell’ufficio delle imposte, poi da  quello della Sicurezza Sociale, che ci richiede tutti i documenti a partire dal 1999. Ed ora siamo alle prese con il Ministero dell’Ambiente, che vuol verificare se il nostro centro educativo e amministrativo non è di disturbo per i vicini. Si tratta di istituzioni che dovrebbero controllare tutto il territorio, le multinazionali minerarie, le grandi imprese che saccheggiano il paese, avvelenano il suolo e l’acqua, non pagano le imposte o poco, non rispettano le leggi sul lavoro. Se la prendono invece con una piccola associazione umanitaria.

Ma non siamo paranoici, può trattarsi di una semplice coincidenza.

Vorrei crederlo: Ma l’azione del Ministero dell’Ambiente, per quello che sappiamo, è stato sollecitato dalla stessa ministra, che, apparentemente, sostiene  l’azione di una vicina, che ha giurato di liberarsi della presenza del Mojoca. Da due anni, ha cominciato a inventarsi dei furti commessi dai ragazzi del movimento. Poi, ha denunciato il Mojoca per disturbi acustici al Comune, al Ministero dell’Interno e alla Procura per i Diritti Umani. Dopo una verifica il giudice ha deciso un non luogo a procedere.

Ma la megera non demorde e la sua intesa con un ministro del governo del generale Pérez Molina è inquietante.

Noi dobbiamo mantenere il nostro sangue freddo. Ma se sarà necessario reagiremo vigorosamente e vi chiederemo di sostenere la nostra azione, inviando delle lettere di protesta all’indirizzo del Ministero, del Presidente, del Sindaco e della stampa locale.

Non siamo paranoici, ma i gruppi di estrema destra, vicini al governo, attaccano duramente le associazioni del movimento popolare, che accusano di terrorismo. Sottolineo anche la speculazione, che s’interessa del centro storico, dove ritornano a istallarsi negozi e i ristoranti di lusso. Non c’è posto per i ragazzi di strada e la polizia lo fa loro capire molto bene. E’ inoltre una semplice coincidenza se non siamo ancora riusciti a ottenere tutte le autorizzazioni richieste per aprire la pizzeria?

Una buona notizia: siamo in regola con le imposte. Io continuo a voler credere che non ci sia un complotto contro il Mojoca, a parte quello della vicina che odia i ragazzi di strada.

            UN PAESE CHE AFFONDA NELLA MISERIA E NELLA VIOLENZA.

Almeno il 70% della popolazione attiva e, probabilmente, anche di più, non ha lavoro. I negozi chiudono. Sempre più persone tornano alla campagna, nella speranza di sopravvivere.

I ragazzi di strada non hanno alcuna possibilità di trovare un lavoro decente. Ci sono ragazze che accettano lavori, che non danno loro il necessari, per una vita degna, pur in povertà. Per la prima volta, da quando aiutiamo i giovani a trovare un alloggio, una madre di due bambini è stata la sola a beneficiare di quel servizio. Il numero di giovani nelle nostre case è diminuito, anche se è ancora superiore a quello che era stato programmato. Perché sottomettersi a delle regole, se le possibilità d’inserirsi nella società sono tanto ridotte?

Al contrario, il numero di ragazzi della strada aumenta continuamente, come il numero di quelli che vengono arrestati e gettati in prigione. La violenza contro i gruppi della strada aumenta tanto che c’è sempre più bisogno di sangue per i compagni, che, in seguito a un’aggressione, devono subire un intervento chirurgico.

Un altro fatto inquietante: la violenza dei venditori di droga contro i giovani di strada. Il lavoro nelle strade è, al tempo stesso, più difficile e più urgente. E giovani di strada sempre più numerosi frequentano il nostro centro educativo.

Durante queste vacanze in Europa, abbiamo avuta la visita di amiche e amici dal Belgio e dall’Italia. Essi venivano dal Nicaragua e tutti s’accorgevano di essere entrati nel paese della paura e della violenza, dov’è necessario stare sempre in guardia. Odette, che ho avuto la fortuna di rivedere al Mojoca per una giornata, mi chiese perché non ero rimasto in Nicaragua, dove tutto è più facile, nonostante la povertà. Nel Nicaragua, che ho conosciuto negli anni ’80, non c’erano o erano molto pochi i ragazzi di strada. E’ qui, in questo paese, abbandonato in mano ai malfattori, che li ho conosciuti e ho fatto amicizia con loro. Abbandonarli, sarebbe tradirli. Certo ci sono momenti di tristezza, di scoraggiamento, ma è sufficiente che mi ritrovi con i i bimbi e le bimbe della Otto di Marzo o con le “Mariposas” (farfalle) o che vada a trovare un gruppo della strada, perché questi pensieri “neri” spariscano. Carlo Fonseca, il fondatore del Fronte Sandinista in Nicaragua, qualche mese prima di morire, scrisse agli studenti rivoluzionari (cito a memoria!): “Quando siete tristi, scoraggiati, demotivati, pensate alle migliaia di bambini che troviamo a chiedere l’elemosina per le strade. E ditevi che i potenti di questo mondo non rinunceranno mai spontaneamente alle loro ingiustizie. Noi siamo l’unica speranza di quei bambini.” Sì, noi, vale a dire voi e il Mojoca, noi siamo l’unica speranza di questi bambini, di queste ragazze e ragazzi di strada.

            LA CRISI EUROPEA CI INDEBOLISCE.

In Belgio, per fortuna, non stiamo perdendo il passo, al contrario, credo che la solidarietà continuerà a svilupparsi. E, come Jacques ha detto nella nostra ultima AG, contiamo di ricevere un aiuto da una fondazione austriaca, grazie a Ana Vassallo e, dal Lussemburgo, a Jos Freylinger.

In Italia, al contrario, la situazione è più difficile, perché la crisi economica sta per distruggere l’ economia del paese. Amistrada resiste, grazie a delle riserve provenienti, in gran parte, da un’eredità.

Ma un’altra associazione italiana, che, per molti anni ha fortemente sostenuto il Mojoca, finanziando le scuole, le borse di studio, gli scambi con altre associazioni e la ricostruzione del nostro centro sociale, ci ha comunicato che, a partire dall’anno prossimo, non hanno più i mezzi per pagarli con fondi propri.

Sarebbe un miracolo trovare tale somma in pochi mesi e dobbiamo prepararci, prospettando diversi scenari.

Primo scenario: i programmi più importanti, per i quali abbiamo coperture finanziarie, il lavoro nelle strade; case Otto Marzo e degli amici; “Quetzalitas”, nuova generazione, “Mariposas” e generazione del cambiamento; laboratori di formazione e di produzione e di apprendimento, microimprese; alimentazione, borse di studio, l’adozione a distanza di bambini.

Secondo scenario: i programmi precedenti più i servizi sanitari, giuridici e psicologici (ancora non coperti).

Terzo scenario: tutto ciò che precede più la scuola interna e diversi programmi.

A tutti gli scenari bisogna, naturalmente, aggiungere il servizio e i costi amministrativi.

Una diminuzione del numero di educatori favorirà l’assunzione di responsabilità da parte dei giovani, come già avviene.

            IL MOJOCA CONTINUERA’ A DIFENDERE I RAGAZZI DI STRADA.

Il Mojoca in Guatemala sono le ragazze e i ragazzi di strada. E niente è più duraturo dei gruppi di strada. Li perseguitano, li maltrattano, rendono loro la vita impossibile, li gettano in prigione, li ammazzano: ma essi sono sempre là. Resistono e sono ben decisi a non rinunciare al Mojoca.

Le difficoltà li spingono ad assumere più responsabilità. Essi non hanno più paura di parlare con sincerità e di dire agli adulti ciò che pensano.

Il 16 agosto scorso, si sono riuniti in assemblea generale per esaminare i risultati del primo semestre e decidere le misure necessarie per migliorarli. L’ assemblea era stata accuratamente preparata in ogni collettivo. Alla Otto di Marzo, per esempio, le giovani donne  hanno preparato l’assemblea per quattro sere. Esse hanno pure esaminato il funzionamento della scuola. Ogni collettivo esaminò il funzionamento dei servizi più importanti per loro.

Sono stati numerosi all’assemblea. C’è stata, tra gli altri, una buona trentina di ragazze e ragazzi, che vivono nella strada. L’assemblea si è svolta secondo lo schema abituale: assemblea generale per spiegare l’argomento, di cui si parlerà, e la sua importanza; poi, lavori di gruppo, per circa due ore, e una seconda assemblea, nella quale i rappresentanti di ogni collettivo espongono le conclusioni del loro gruppo. Questa volta, c’è stata una novità, in quanto hanno posto delle domande agli adulti presenti, chiedendo il loro parere sulle proposte fatte: in caso di ritardo nell’invio di sovvenzioni, che ritardano, a loro volta, certi pagamenti, che i lavoratori accettino che una parte del loro salario sia loro versata, quando arriverà il denaro, in modo che le borse di studio, le adozioni a distanza non siano ritardate, come era successo questa volta. Hanno pure invitato i lavoratori a sedersi con loro per condividere il pranzo.

L’assemblea generale è l’autorità suprema, ma abbiamo constatato che certe proposte restano lettera morta, se non se ne assicura il seguito. L’AG ha deciso all’unanimità di mettere ai voti le proposte, quando un collettivo lo chiede  di modo che diventino  obbligatorie. Ma è il comitato di gestione che è incaricato del seguito e, neche nella riunione di ieri, i rappresentanti hanno deciso di convocare gli adulti per esaminare con loro le critiche e proposte che li riguardano. La nostra infermiera sarà invitata a una riunione del coordinamento della strada e a una delle “Quetzalitas”, che le hanno chiesto di riprendere le visite ai gruppi di strada e una loro formazione per responsabilizzarli sulla loro salute.

Domani, nella riunione del consiglio di gestione e del personale, i rappresentanti della strada e della casa Otto Marzo chiederanno a ogni lavoratore di rispondere alle proposte loro fatte.

I giovani sanno da sempre che la responsabilità del Mojoca spetta a loro. Ora prendono delle misure concrete per dirigere efficacemente il loro movimento.

Si dice che è nelle difficoltà che si riconoscono i veri amici. Le difficoltà ci consentono di conoscere meglio i nostri lavoratori. Molti hanno manifestato la loro solidarietà con i giovani del movimento.

E’ ora di finire questa lettera, che ho scritto a pezzi, quando trovo un momento libero. Vi terrò al corrente dell’evoluzione della situazione. Prossimamente, tornerò in Europa, probabilmente in ottobre. Passerò una quindicina di giorni in Italia e spero di rivedere molti di voi.

Vi mando saluti cari dei giovani di strada, il sorriso della “Mariposas” e dei bambini della Otto di Marzo, i pigolii delle gemelline della Otto di Marzo, Erica e Maria de los Angeles, di Oge Amistia, la figlia di Maria Elena, la speranza che ci anima e la nostra convinzione che l’amore sarà più forte dei generali, che le multinazionali e i loro progetti di morte. Noi resisteremo nelle strade.

Gerardo