testimonianze + 2012 Ottobre 2, Guatemala

Cari amici da circa una settimana lavoro con i gruppi di calle del Mojoca. Tali gruppi conducono attività di recupero, ovvero attraverso fasi educative e/o di gioco cercano di trattare una o più tematiche nei punti in cui vivono i giovani di strada. Questi punti sono La Bolivar, nella zona 3 (nota zona di spaccio delle Maras, gruppi criminali). La Super 24, collocato in zona 11, relativamente benestante dove i giovani di strada hanno un età media abbastanza bassa, la Terminal in zona 4, dove c'è un grande mercato, El Centra e El Concordia che sono due parchi nella zona 1, vicino dove lavoro. Con i ragazzi si creano delle "dinamiche" in cui si trattano argomenti quali la responsabilità, la violenza, la droga, ecc.. Ma chi sono questi ragazzi? Sono giovanissimi che vivono per strada, con seri problemi di droga. Qui la principale droga è il solvente che inalano attraverso di un panno, poi si passa alla piedra, ovvero il crack. Sono ragazzi inoltre che da piccoli hanno subito violenze dalla famiglia, da quelli come loro che vivono per strada, dalla criminalità. Vivono per strada con altri ragazzi e vi assicuro che da queste parti la vita in strada non è esattamente come ce la immaginiamo. La casa base, de la Amistad, è una sorta di scuola e si conducono anche talleres (laboratori) di cucito, musica, artigianato, ecc.. Da gran ciarlatano, ho già avanzato le mie proposte e una già si farà. Poi sto cercando di creare un gruppo Rap della casa, dato che ci sono validi elementi che devono solo prendere coraggio. Nella casa dove vivo, casa de los Amigos, ci sono tantissime storie di giovani di strada. Molti provengono dal carcere, e qualcuno faceva parte delle Maras (tipo le nostre famiglie mafiose), altri hanno superato un processo dalla strada alla convivenza nel quale si sono responsabilizzati. Ogni storia è molto cruenta, parliamo a volte anche di omicidi e quant'altro, ma i ragazzi credono di poter abbandonare la strada e anche se a volte scappano almeno ci provano. Non so come ancora non mi hanno mangiato vivo essendo io il "gringo", ma a modo mio cerco di farmi rispettare. Ma forse la cosa che davvero mi sorprende è che ancora non ho visto nessuno alzare la mani o offendere verbalmente l'altro...e questo per loro è rivoluzionario. Le persone che sto incontrando sono eccezionali, la cosa che me lo fa capire non è rispetto a quello che sanno, bensì rispetto a come ragionano con te sui propri errori e sul futuro che vorrebbero avere...è come se fosse un flusso di coscienza continuo. mi sono anche reso conto che la mia formazione di strada, non quella universitaria, mi sta servendo più del previsto. Infine vorrei dire che gli autobus sono spettacolari, se c'è gente rimani appeso fuori alla porta con l'autista che va a 2000 e venditori di tutto che salgono ogni fermata...ieri mi sono incontrato un oculista e prima un predicatore. Un bacio a tutti.

VOCES DE LA CALLE. E’ passato ormai un mese dall’inizio del viaggio. Sempre più a contatto con un mondo diverso dal mio, ma neanche troppo, i bilanci mi sembrano superflui e del tutto inutili. Le relazioni con questi ragazzi ormai non si possono misurare da un punto di vista dare-avere, o capire i loro comportamenti secondo una logica causa-effetto, la forma forse migliore è ascoltare la loro voce e mischiarla con la tua. Il mese è passato con il tentativo di non vedere queste persone come povere o con problemi, ma semplicemente facendomi degli amici. Amici particolari i miei, ma che in quanto a sogni non hanno niente da invidiare ai più fortunati, me compreso, amici occidentali. Ho iniziato a capire che il consumo di droga, soprattutto per coloro che non hanno un tetto sulla testa e per coloro che non possono pagarsi un medico, sono una vera condanna a morte. Non sono diventato amico del perbenismo, ma vedo i segni sulla pelle dei ragazzi delle politiche sul consumo di droga e delle scelte del commercio internazionale riguardo le droghe. I cartelli del narcotraffico inondano le strade della Ciudad ed il crack, il solvente, eroina etc. diventano pane quotidiano per i ragazzi di strada. Se volessimo andare più a fondo scopriremmo il commercio di armi per droga instaurano da circa 30 anni dai vari governi Usa. I rapporti Usa - Guatemala hanno generato semi-direttamente 300.000 mila morti negli anni 80. Basti pensare all’operazione Condor in tutta l’america latina. Forse questi ragazzi sono realmente vittime di un qualcosa al di sopra di loro, ma non è ciò che interessa; per loro questa sarebbe unicamente un tentativo di vittimizzarsi, ed è l’ultima cosa di cui hanno bisogno.

Siamo aumentati nella casa dove vivo, questo è il sintomo che la strada sta diventando sempre meno sicura. Siamo 17 ed ho legato abbastanza quasi con tutti, chi pi chi meno. Il lavoro in strada mi permette di scoprire menti bellissime ed a volte mi domando e domando cosa faccia una persona del genere per strada con un fazzoletto in mano da cui inala solvente.

Ho iniziato da un paio di settimane un taller di Rap con i ragazzi. All’inizio erano 3 persone, siamo in 15 ora. Stiamo scrivendo e registrando pezzi. Le cose da dire non mancano e spero che presto possiate sentire il disco che dovrebbe essere finalizzato per la fine del mese. Abbiamo iniziato anche un taller di teatro grazie all'idea di due ragazzi di Milano, volontari come me. Naturalmente cerco di copiare qualcosa dal caro Massimo, ma con scarsi risultati. Qualche problema c’è, ma più che altro con l’organizzazione. In realtà, nel mio caso, il progetto dovrebbe avere natura endogena, essere promosso dalla gente del posto, ma ciò a volte avviene con molta difficoltà. Le attività, spesso, vengono lasciate andare senza innovare, senza ricercare un momento crerativo. Dunque è là che interveniamo noi, volontari, che diamo una spinta alle attività. Gli educatori e dirigenti sono tutti locali. Ma la verità  che sono i ragazzi la maggiore risorsa e senza di loro tutto sarebbe sterile. Ci non vuol dire che vorrei che ci fossero ragazzi problematici, bensì che ci siano ragazzi che cercano di studiare, di assumersi responsabilità, che nonostante tutto si rimettono in gioco. Forse è quello che ognuno di noi dovrebbe fare. Io in primis. Dall’altra parte c’è una cosa più o meno in comune con i nostri paesi europei. Un piccolo gruppo di persone che detengono il potere che hanno deciso che questi ragazzi sono spazzatura e che bisogna fare pulizia sociale. Persone che mandano le squadre della morte a prelevare i ragazzi dalle strade e ucciderli sulle montagne. Si perchè la Ciudad piena di armi made in USA e vigilata da polizia, militari e agenti segreti. Quelli che non vogliono essere toccati divengono le orecchie e gli occhi dei servizi parastatali. Si perch dove la povertà e la disuguaglianza aumentano, aumenta anche il cannibalismo sociale e l’erosione sociale è applicata a tavolino. Qualche tempo fa dei simpatici agenti volevano portare via dei ragazzi della casa, ma fortunatamente non ci sono riusciti. Ognuno di loro potrebbe raccontare storie di fratelli e sorelle scomparse per mano della polizia secreta. Si parla tanto dei desaparecidos argentini, ma ci si scorda del resto e soprattutto non si fermano questi crimini. Un altro problema serio è la cultura fortemente maschilista. Il Guatemala è uno dei paesi al mondo con il numero maggiore di violenze sulle donne. Violenza domestica,come succede anche in Europa. Se i ragazzi non se la passano bene, le ragazze sono le maggiori vittime della strada. L’altro giorno, una ragazza che da pocoè arrivata allassociazione, è stata fatta salire su una vettura della Polizia ed è stata violentata. In casa la situazione è anche peggio. Molte ragazze dell’associazione sono state vittime di abusi sessuali e violenze. Loro sono le principesse. Quelle per cui vale la pena lottare. Sono madri, donne, persone che non abbandoneresti mai, con cui andresti ovunque per far valere i loro diritti. Le loro storie sono scolpite nel ventre e sulle loro guance. La strada la scelgono per tali violenze ed una volta in strada se vuoi entrare in una banda che ti protegga devi essere stuprata da tutto il gruppo. Non so se rendo minimamente l’idea. Molte delle nostre principesse sono lesbiche. Qui la scelta di essere lesbica è strettamente legata alla violenza degli uomini. Ci sarebbero molte storie da raccontare, ma meglio a voce. Mi scuso se sono stato crudo e duro, cerco di essere il più obiettivo possibile, ma mi risulta impossibile non indignarmi. Un bacio a tutti e spero di sentirvi e vedervi presto.

Essere appagato di una cosa può avere diverse forme e cambiare a secondo delle situazioni. Se avessi fatto un esame e mi fossi sentito appagato del risultato o se avessi compiuto una qualche attività oppure fossi riuscito a fare un viaggio in Guatemala, ecc... avrei ottenuto una certa soddisfazione, un breve stato di narcisismo per il quale tutte le cose vanno dove devono andare come in un puzzle. Il sentirmi appagato una volta finito il CD con i ragazzi cela qualcosa di diverso e diversi sono gli stati d'animo che posso percepire. Dall'inizio, in cui tutti avevano vergogna nel tenere un microfono in mano, in cui non avevano la minima idea di come fosse la propria voce, di cosa significasse fare musica e la musica in generale oltre il reggaetone, siamo passati a cantare spensieratamente, scrivere testi (a volte testamenti), provare e riprovare, capire cos' la metrica, cos' il ritornello. I versi, i loro, sempre autentici anche se poco laici, questo non importa, parlano di storie reali, senza scimmiottare le storie di strada dei ghetti americani, nè fingendosi falsi sopravvissuti delle violenza e della droga. Loro sono loro, hanno il passato, il presente e il futuro che si mischiano in continuazione, per quanto noi produttori occidentalizzati volessimo dividere i momenti. Risorse a disposizione poche, sembra quasi uno di quei vecchi vinili che a me piacciono tanto. Meno di un mese, da timidi ragazzini con poche idee a coraggiosi talenti con la luce che si accende quando iniziano a parlare di loro stessi. Tecniche usate: due mani a tappare i loro occhi in modo che gli altri non potessero vederli ma solo ascoltarli. Grandi talenti i miei rappers. Loro possono, se vogliono, essere eroi...forse a volte non lo sanno ed hanno bisogno di una mano. Ma quando si accorgono che ciò che hanno fatto ha espresso le loro potenzialità e che non sempre si fallisce (si perché solo questo imparano dal mondo) la loro faccia diventa seria, quasi monolitica come le facce dell'isola di Pasqua, non si scorge nè un sorriso, nè un espressione di felicità, gli occhi rivolti al CD, alla loro creazione, annuiscono su qualcosa che gli passa per la mente e mi guardano con occhi penetranti. In quel momento ho capito, in quel momento mi sono sentito davvero appagato. Tutto questo sproloquio per dire che il CD è completo e presto, tramite youtube credo, potrete sentire i 4 pezzi. Non aspettatevi l'ultimo CD dei Wu Tan, piuttosto un qualcosa che porta con se emozioni personali ed esperienze di vita di ragazzi e ragazze di strade di Ciudad de Guatemala.

Troverete contributi ricchissimi anche di metrica e di narcisismo fai da te, ma su tutto il confronto e l'intercambio tra rime e versi nella loro lingua o gergo e ritornelli in uno spagnolo molto napoletano. Si perché l'importante non è solo che facciano musica o che scoprano loro stessi, ma anche che c'è gente che viene da lontano a confrontarsi e che davvero tutti abbiamo qualcosa da dire. Io non devo aiutare nessuno, bensì relazionarmi sullo stesso terreno e dunque non abbiate paura se nell'ascolto sentirete accenti delle nostre parti.

Spero che presto possiate ascoltarlo. Per il resto tutto bene, mi giungono notizie di una basca che presto verrà a trovarmi e ne sono infinitamente felice. Spero solo che non dovrà venirmi a prendere dalla strada, assumo sempre più i tratti dei ragazzi.

Il taller di teatro va bene e si  deciso di mettere in scena una opera tragicomica, quasi grottesca. Adesso devo pensare cosa fare nel prossimo mese dato che il rap e' finito. Suggerimenti???

Vi lascio e vi vedo presto. Un bacio a tutti

Quando in una divagazione con un "credente" ci si confronta sul valore che diamo alle cose, questi vedrà Dio come mano che guida le proprie azioni ed il perché parla con gli emarginati è un affare che connette questi tre mondi: lui, Dio e gli emarginati. Del resto lo stesso faccio io quando qualifico le mie azioni attraverso i miei principi. Questi due universi che si incontrano possono essere esplosivi in quanto l'uomo spinto dalla fede non vede il limite della bontà del suo Dio e dunque non è abituato a vivere di iperrealismo e pensa che le cose possano cambiare o meglio tornare al disegno originale; la persona atea, che si trova a muovere le proprie azioni secondo principi e valori di altro tipo, lotta ogni giorno contro il potente, lo identifica come il diavolo e dunque anch'egli non ha limiti (ma spesso li ha) e pensa che le cose possano cambiare. Senza birre, i due spaziano nei massimi sistemi, ma solo i ragazzi di strada con le loro vite in gioco, con le loro potenzialità e sogni possono svegliarli da questo sogno celestiale e marxista allo stesso tempo. Nasce dunque l'idea di portare la musica là dove tutti vengono abbandonati e lasciati al loro destino, che non è l'inferno ma ci somiglia parecchio, ovvero in carcere. A scatenare la miccia, una giovanissima ragazza di strada con cui si lavorava, che un paio di settimane fa è stata messa in gabbia per un furto. Quando la miccia scatta se i piedi non corrono rischiamo che la nostra idea possa esplodere e rimanere un pensiero romantico di pochi minuti, ma qui non c'e' il tempo per scimmiottare la figura del rivoluzionario e dunque scriviamo una carta al penitenziario di Santa Teresa per poter registrare un pezzo rap con la ragazza, conosciuta come Elsa. Tutti mi guardano sbigottiti e increduli ma tentar non nuoce ed anche una noce può essere bucata da un verme. Dunque manca solo un particolare fondamentale. Ma Elsa vorrà registrare un pezzo rap dal carcere? Bisogna scoprirlo assolutamente...così in mattinata ci rechiamo al carcere dove ci fanno togliere qualsiasi tipo di oggetto fino ai lacci delle scarpe...capirete il motivo. Alla porta mi dicono "sei italiano allora..." come per dire che diavolo ci fai in un carcere invece di stare tra le palme del Pacifico. Dopo tremila controlli, entriamo dove tutte le detenute ricevono visite ed Elsa ci viene incontro con quel sorriso che illumina la faccia a chi la guarda, ci abbraccia ed iniziamo a parlare: io, il "credente" ed Elsa. Le battute, le risate, i momenti di seriet, i sorrisi, le espressioni sono di quelle in cui perdi la concezione di dove sei e sei preso totalmente dalle persone che ti circondano, realmente non ti senti in una cella, non pensi che a quella persona sia stata negata la libertà, non ci credi, ma così è. Lì dove tutti ti abbandonano, sì perché quando vai in carcere nessuno e dico nessuno ti viene a trovare e questo  ovunque così, capisci come sia importante esserci e che lei stia con te anche se per poco tempo, che condivida le tue idee e che solo con un sorriso risponda "Sì" alla domanda "Vorresti cantare una canzone rap?". In questo caso le parole non servono, la felicità spesso è muta. La storia la potremmo far finire qui, romanticamente, ma ecco che ritorno nelle strade e mi dicono che una coordinatrice di uno dei punti dove lavoro, un'amica prima di tutto con cui lavoro 8 ore al giorno, è stata minacciata da dei narcotrafficanti del punto dove lei vive da anni e che è dovuta scappare. Facciamo una riunione e decido entrare nella Commissione per decidere il da farsi. Le scelte sono sempre condizionate da ciò che vedi e che senti. Questo è quanto, oggi piove molto, stanotte usciremo per le strade della Ciudad.

"Passi di gatto dietro, dove non puoi vedere. Il mondo delle immagini si anima, ci si potrebbe non girare e scommettere nella luce del davanti, come in tanti fanno e del gatto non immaginar che i passi", qualcuno o forse solo uno ricorderà questa poesia ubriaca di diversi anni addietro da cui ognuno può trarre ciò che vuole, nonostante la scrittura rende incomprensibile il tutto. Ormai, in un mondo che cerca le migliori frasi sul web e se le passa e ripassa su facebook, dove le stesse perdono di significato, io rimango attaccato a poesie come questa, citate in notti di cui non ricordo la data e neanche il numero di bicchieri. Così sembra che il fare le valige e ricordare momenti unici possano combinarsi tra il prendere una maglietta dal posto polveroso in cui stava e cercare i calzini scomparsi sotto i letti. Ormai giunge il momento di salutare chi mi ha dato da mangiare, da bere, insomma da vivere per questi primi tre mesi e dico primi in quanto parecchie cose hanno cambiato posto e si tratta di iniziare nuovi percorsi e inevitabilmente non mi sono concesso di mantenere vivo il mio equilibrio, né ho cercato di creare armature culturali dinanzi a chi d'intelligenza ne ha da vendere. Chi pensa che i miei ragazzi siano delle vittime della società si sbaglia, in strada si matura una capacità di trovare risorse fondamentali ad ogni angolo e loro sanno con precisione dove cercare cibo, acqua, soldi etc... e dunque una persona che arriva per "aiutare" deve domandarsi se non sta perdendo tempo nel suo vano tentativo di aiutare "i poveri". Molti di noi sono abituati a fare sempre la stessa strada per andare a lavoro, per andare al supermercato, per andare a studiare, per uscire la sera, i ragazzi invece di strade ne fanno diverse e mai la stessa per tornare durante il giorno. Conoscono i trucchi dei marciapiedi, i giochi con le ringhiere, i punti dove saltare, i cunicoli dove le urla fanno eco. Come posso mai lasciarli, mi sto domandando, vedendo il loro labbro muto (cit.) che cerca di salutare ma non può. Abituati a persone che arrivano e vanno via, alla fine, si rischia di lasciare una sensazione di abbandono. Dunque da diversi giorni vogliono foto, canzoni e quant'altro, sia per proprio opportunismo e narcisismo, sia per la reale necessità di non dimenticare il tuo passaggio e il tuo compartir (condividere) attraverso oggetti. Ormai anch'io sono pieno di bracciali e ciondoli regalati da loro ed è quasi come se fosse un gesto per scacciare via gli spiriti della tristezza per la partenza. Da qualche giorno a sostenermi c'è anche Amaia che ha dovuto salutare la sua comunità in Perù e venire su in Guatemala. Da qui inizieremo un piccolo viaggio per il Mesoamerica, ovvero Guatemala, Yucatan e Chapas.

Innamorato di persone che mai avrei pensato che esistessero, io vorrei viaggiarli insieme, vorrei viaggiarli insieme ciecamente (cit.) e la cosa strana è che tanto abbiamo viaggiato tra la spazzatura e i fiori che davvero sembra aver fatto il giro del mondo.

A volte quando pensi ad una persona che difficilmente rivedrai ti senti inappropriato non ricordando la sua voce; grazie alle loro canzoni credo di portarmi dietro una parte di ricordi fondamentali. Cantare con loro, un privilegio. Le ultime sigarette ora le fumo solo, senza che passino di mano in mano di bocca in bocca. Fare teatro, quello di strada ed in strada mi ha fatto conoscere come la loro auto-ironia possa davvero sconfiggere qualsiasi violenza subita. Gli autobus, tutti da scendere e da reggersi fuori dalla porta, un motivo in più per restare insieme. Le partite in strada tra le macchine che sfrecciano dimenticandosi dei freni, sempre sudate sempre dolenti. Le chiacchiere in un carcere che perde le pareti alla prima risata, le persone che cerchi e non trovi più, le confidenze di un uomo che ha commesso molti errori ma che cerca il modo di amare liberamente, chi costruisce barche di carta per poter venire in Italia, chi accarezza il ventre della donna ed ancora non ha un pelo in faccia, chi con l'occhio nero non perde il sorriso, chi si rincorre, chi usa rami come spade, chi mai ti chiamerà con il tuo nome, chi inventa soprannomi originali, chi non perde la calma davanti al pericolo, chi ti insegna che il vero scandalo è che tutto costi tanto, chi accompagni a cercare la mamma, chi ti fa prendere in braccio la figlia per ascoltare da lei i numeri in inglese, chi non riesce più a chiudere la sua valigia piena di ricordi. A presto

Ultimo pensiero. La notte può risultare insonne se troppi pensieri invadono la testa. Seppure l'eco dei ricordi abbia un tono sempre più basso, mi nutro di ciò che è stato qualche tempo fa. Ci si pone la domanda se ora la vita non risulti banale, inerte e se la felicità non sia in realtà una cosa che non troviamo mitizzandola e pensandola, bensì se non sia quel passo che ti fa prendere il treno, quell'appuntamento con uno che non parla la tua lingua, quella quotidianità fuori dal tuo mondo che accende la curiosità. Forse non sarà facile avere pochi punti di riferimento, soprattutto quando hai bisogno di confessarti, ma forse le cose vanno viste come un animale che guarda che succede nel bosco. Chi è fermo su se stesso può sentire, ma forse non può imparare. Dunque risulta difficile ascoltare quest'eco che sembra un bisbigliare di ricordi. Ora non ci sono più i tetti in lamiera da guardare nella notte mentre fumi una sigaretta, non c'è più il mettere a dormire tutti, il cuscino di gommapiuma sempre scomodo. Anche la nostalgia può essere a tratti una pratica umana con cui convivere, ma sappiamo che a renderti felice sarà il primo passo da fare su quel maledetto treno. Non è che bisogna andare così lontano per essere felici, sono dell'avviso che bisogna essere sempre curiosi.

Vi ringrazio per avermi ascoltato in questa parentesi tanto personale. Ero in dubbio se condividere con tante persone tutto ciò, in realtà semplicemente il mio è stato anche un tentativo di evocare dei tempi passati in cui si parlava molto di più ed in cui ci si preparava ad assaltare il cielo. Baci a tutti

Lambros