le ricerche + Rosa Laiso: Per le strade dell'amore ritrovato, vissuto di maternità di ragazze di strada

SCARICA LA RICERCA INFORMATO WORD

PRESENTAZIONE

Nell’ ’99 ho partecipato a un viaggio di studio in Guatemala Abbiamo lavorato sul campo per sei settimane con ragazze e ragazzi di strada. Ero rimasta colpita di incontrare nella strada ragazze che vivevano con i loro figli, anche molto piccoli, mentre altre erano riuscite ad uscire dalla strada per amore dei loro figli. Così si è sviluppato in me il desiderio di tornare in questo paese per svolgere la mia tesi di laurea con una ricerca che indagasse le motivazioni psicologiche e i fattori sociali sottesi a tali comportamenti e più in generale il VISSUTO DI MATERNITÀ in strada, al fine di vagliare proposte di intervento che tengano conto dei bisogni espressi dalle ragazze e delle risorse presenti nel contesto sociale di appartenenza e nelle ragazze stesse.

A tale scopo ho utilizzato diversi metodi di indagine che concorrono a delineare un quadro complesso della realtà indagata come tasselli di uno stesso mosaico.

All’intervista semi-strutturata effettuata con 8 ragazze ho affiancato 3 discussioni di gruppo dove è stato possibile affrontare temi su cui è più forte la resistenza a parlare in prima persona, come ad esempio l’aborto, la vendita dei bambini, lo stupro e l’AIDS. Dopo la discussione ogni ragazza è stata invitata a realizzare un disegno libero della famiglia reale e successivamente di quella ideale. Ho intervistato anche 4 testimoni privilegiati, persone che da diversi anni lavorano a stretto contatto con le ragazze e i rag. di strada. Ho avuto l’opportunità, visitando varie organizzazioni quali l’UNICEF, APROFAM; l’OFICINA NACIONAL DE LA MUJER di consultare il loro materiale e di partecipare a due sedute di gruppo condotte dalla psicologa di MSF.

Alla raccolta dei dati ha fatto seguito primariamente l’analisi delle singole storie, volta a cogliere la PERCEZIONE SOGGETTIVA della maternità e il senso che ha assunto nell’organizzazione della personalità, rintracciandone i nessi evolutivi. Successivamente ho compiuto una SINTESI CONCLUSIVA mettendo a confronto tutto il materiale raccolto per giungere ad una VISIONE D’INSIEME della maternità e CONTESTUALIZZATA in una situazione estrema, qual è la strada.

IL FULCRO CENTRALE della mia proposta interpretativa parte dalla constatazione dell’esistenza di una RAPPRESENTAZIONE COLLETTIVA della maternità tra le ragazze di strada che in quanto tale condiziona la concezione dell’ESSERE MADRE e la reazione alla scoperta di essere incinta. Semplificando, possiamo cogliere due aspetti dominanti, uno positivo che riguarda il VALORE attribuito alla gravidanza e al bmb, FONTE DI ORGOGLIO E DI IDENTITA’ SOCIALE riconosciuta e apprezzata dagli altri; l’altro negativo che considera l’essere madre una SOFFERENZA, in quanto far nascere un bmb nelle condizioni materiali della strada equivale a dire moltiplicare tutte le sofferenze, i rischi e la fame per due.

Ora, la mia Hp è che la MATERNITA’, momento nodale nella vita di ogni donna, inneschi una CRISI intesa non in senso catastrofico, ma come FASE DI TRANSIZIONE, punto di NON-RITORNO, in cui alla confusione prodotta dal sapersi incinta subentra un processo di RIASSESTAMENTO inglobante un NUOVO SENSO DI IDENTITA’, che ruotano attorno al riconoscersi madre.

È un processo di diverse fasi: la prima reazione è di shock, le ragazze hanno paura per sé, per il bmb e per il futuro di entrambi. Tutta la vita passa sotto i loro occhi, c’è una presa di coscienza della propria condizione DISUMANA che non solo sarebbe aggravata da un bmb, ma che non sentono giusto offrire al figlio che sta per far ingresso nel mondo. La paura è di non essere capace di prendersi cura di lui e a tale senso di INADEGUATEZZA si somma il SENSO DI COLPA di sapere che il bmb è condannato alle loro stesse sofferenze. Tutto questo produce un RIFIUTO REATTIVO della gravidanza e non è raro che vengano messi in atto meccanismi di difesa come la negazione o all’opposto l’idealizzazione, per cui la gravidanza viene rivestita di aspettative salvifiche e il bmb visto come il RISCATTO, come il Messia che le salverà.

In seguito si verifica una parziale o totale accettazione dello stato gravido e del bmb e la crisi si manifesta in tutta la sua portata. Avviene un RIMANEGGIAMENTO dei propri spazi interni ed esterni funzionale per includere la presenza di una vita dentro di sé. Si verificano le OSCILLAZIONI IDENTIFICATORIE; quella REGRESSIONE, per cui la madre si identifica sia con il feto che con la propria madre. Questo consente di sintonizzarsi con i bisogni del bmb e di sviluppare la preoccupazione materna primaria che le consentirà di divenire una MADRE DEVOTA, come sostenuto da Winnicott. La donna si sta preparando ad essere madre e a farsi carico delle attitudini materne. È in questo momento che molte di loro smettono di far uso di droghe e pensano alla possibilità di uscire dalla strada, anche se difficilmente riescono a tener fede ai loro proponimenti.

La NASCITA del bmb, psichicamente è vissuta come la fine di un periodo che percepiscono di irresponsabilità e l’inizio di una vita che si prospettano migliore. Ma un primo impatto deludente con la realtà avviene subito dopo la nascita, quando la neo-madre ritorna in strada e vede infrangere i sogni e le illusioni che l’hanno accompagnata durante la gestazione. Si innesca una contro-reazione: alcune accettano con rassegnata disperazione di stare in strada facendo ciò che possono per rendere la vita quanto più vivibile per il figlio, altre non si arrendano e trovano la forza nell’amore per i figli per andare "oltre". Iniziano a maturare la consapevolezza di dover chiedere aiuto e raramente possono appoggiarsi alla famiglia di origine o a degli amici. Il più delle volte c’è un ricorso alle istituzioni che spesso COLLUDO con la DELEGA implicita alla richiesta d’aiuto. Di quelle che entrano nelle istituzioni, molte ritornano in strada, altre spesso dopo diversi soggiorni riescono ad uscirne. Ce ne sono altre che abbandonano la strada senza entrare nelle istituzioni, ma si tratta di ragazze che trovano l’appoggio in persone che fanno loro fiducia e le ritengono capaci di cambiare e tendere verso la crescita personale.

Secondo me un INTERVENTO può dirsi efficace solo se non pone la ragazza in posizione di DIPENDENZA, ma se promuove il suo PROTAGONISMO e il SENSO DI RESPONSABILITA’, trasformandola da vittima inconsapevole in protagonista del proprio destino. Ritengo che uno dei momenti migliori per intervenire sia durante la CRISI DELLA MATERNITA’, in quanto il SISTEMA PERSONA è meno rigido, c’è un abbassamento delle difese e una propensione al mettersi in discussione (processo di negoziazione). Intervenire tempestivamente vorrebbe dire supportare e accelerare un movimento già in atto nelle ragazze. In generale un qualsiasi intervento deve porsi in dimensione sia DIACRONICA e quindi considerare l’intervento come processo in divenire, che SINCRONICA, ovvero valutare la situazione nell’hic et nunc.

L’intervento deve tener conto:

dell’importanza rivestita dal gruppo di strada e della necessità di fornire una RETE GRUPPALE SOSTITUTIVA che le sostenga;

lì dove è presente una COPPIA, si deve aiutarli e sostenerli nel passaggio da coppia a COPPIA GENITORIALE;

della necessità di creare un effetto sinergico tra vari interventi a livello ISTITUZIONALE, per creare e approvare meccanismi legali che salvaguardino la relazione madre-bmb; SOCIALE di prevenzione e sensibilizzazione del FENOMENO ragazzi di strada e SECONDA GENERAZIONE (EFFETTO PIGMALIONE; ETICHETTAMENTO, passaggio dall’ottica eccezionalista a quella UNIVERSALISTICA ecc…); infine INDIVIDUALE: promuovere il potenziamento del sé e nel caso specifico delle donne madri anche di una genitorialità consapevole e responsabile. In questo senso, è indispensabile che vengano pianificati microprogetti, fatti di obiettivi intermedi, vagliati sul singolo caso, frutto dell’analisi dei bisogni e dell’individuazione delle risorse, con lo scopo ultimo di favorire la responsabilizzazione e la crescita della ragazza. È nella relazione d’aiuto che la ragazza dovrebbe interiorizzare un’immagine positiva che continuerà a vivere dentro di lei e che le consentirà di strutturare un positivo modello operativo interno.