Presentazione
Nel luglio del 2001, grazie alla possibilità offertami dal prof. Lutte, ho compiuto la mia prima esperienza di volontariato presso il Movimento de los jovenes de la calle di Città del Guatemala. Al mio arrivo, sono stata colpita dalle diversità e dalle mille contraddizioni che questo paese racchiude in se stesso, dalle profonde differenze etniche, sociali ed economiche che lo caratterizzano, e da loro, le ragazze di strada, giovani donne, molto spesso madri, che mi offrivano la loro amicizia e che mi ringraziavano per essere lì, anche se io, in realtà, non capivo il perché. Tra me e le ragazze c’erano molte differenze, lo notavo dallo stupore che si dipingeva sui loro volti quando, durante le nostre conversazioni, affermavo di non essere sposata e di non avere figli, dai loro racconti, dalle loro vite, così differenti dalla mia. Tali diversità hanno arricchito il nostro confronto, rendendolo più vivo ed interessante che mai; sono molte le cose che ho imparato ad apprezzare delle ragazze: la loro forza, il loro coraggio, l’amore che nutrivano verso i propri figli. Un mese e mezzo non sono bastati per conoscerci profondamente e per dare una risposta alle mie innumerevoli domande: cosa spinge le ragazze ad abbandonare la propria casa, cosa caratterizza la loro vita, quali sono i loro sogni e le loro difficoltà. Tornata in Italia, ho sentito l’esigenza di ritornare in Guatemala per approfondire la mia conoscenza di tale realtà femminile, di confrontarmi con donne i cui vissuti ed esperienze sono totalmente differenti dai miei, di mettere in discussione i miei modelli di “donna libera ed emancipata” appartenente al così detto “primo mondo”. Ho affrontato questa mia ricerca cercando di liberarmi da tutti i miei stereotipi culturali, tentando di essere aperta il più possibile al nuovo contesto in cui mi stavo inserendo; sinceramente, non so se ci sono riuscita totalmente. Contemporaneamente, ho tentando di prendere il più possibile consapevolezza del mio “maschilismo”, dei miei condizionamenti culturali legati all’educazione differenziale basata sul genere che ho ricevuto nel corso della mia vita, degli stereotipi che mi porto dentro e che “alimento” tramite la mia vita. La mia ricerca si è accompagnata ad un’intensa attività sul campo della durata di tre mesi, tra marzo e giugno del 2002, che mi hanno permesso di guardare da vicino la realtà che volevo analizzare, e si è realizzata grazie alla collaborazione delle ragazze, sia quelle che hanno partecipato da protagoniste alla ricerca sia quelle che mi hanno consigliato ed aiutato. Nell’avvicinarmi a tale realtà, ho voluto conoscere il più possibile la condizione delle ragazze di strada, senza limitare la mia attenzione ad un unico aspetto della loro vita; il mio intento è stato quello di interpretare in base ai miei studi i percorsi ed il significato delle loro scelte di vita. A tale scopo, ho affrontato temi che, a mio parere, caratterizzano la condizione femminile in generale e quella delle ragazze di strada in particolare.
La mia ricerca si divide in quattro parti: la prima parte riguarda lo studio della condizione femminile sia in ambito psicologico sia nello specifico contesto guatemalteco.
Nel primo capitolo, prima di passare in rassegna la letteratura di riferimento sullo studio psicologico della condizione femmine, ho ritenuto opportuno ricostruire una breve storia della psicologia femminile, ambito che, purtroppo, è sistematicamente omesso dai programmi di studi universitari. Lamento una grande difficoltà nel reperire testi di recente pubblicazione che non riguardassero specificatamente il contesto nord americano e/o europeo e, sopratutto, donne che appartenevano alla classe medio-borghese.
Il secondo capitolo tratta nello specifico il contesto guatemalteco, la condizione delle donne del paese, e il fenomeno delle ragazze di strada, passando in rassegne le poche ricerche compiute su tale realtà.
La seconda parte riguarda la presentazione della metodologia con la quale la ricerca è stata effettuata; tra i vari metodi esistenti, ho optato per una metodologia di tipo qualitativo, che mi permettesse di presentare conclusioni generalizzabili a tutte il campione senza perdere di vista l’univocità e la specificità di ogni storia di vita.
La terza parte racchiude le dieci storie da me raccolte attraverso interviste semi-strutturate; per ogni singola storia, suddivisa ed analizzata in base ad una suddivisione tematica che ha fornito le linee guida per l’intervista, ho cercato di ricostruire il passato delle ragazze, attenendomi ai loro racconti, alle loro parole.
La quarta ed ultima parte riguarda l’analisi dei dati ottenuti e il confronto tra i dati emersi e la letteratura di riferimento. Nel compiere tali analisi, sono giunta a conclusioni che, oltre ad essere supportate dalle teorie delle autrici e degli autori presi in considerazione, sono il frutto della mia esperienza e del mio pensiero.
La mia ricerca non è di certo esaustiva, sono molti gli aspetti che necessiterebbero di una ulteriore approfondimento; preferisco considerarla come una piccola parte di un filone di ricerca avviato dal prof. Lutte e da altre tesi di laurea, ma che spero che si sviluppi e cresca con il tempo.
La mia ricerca ha un secondo fine, non meno importante del fatto che segna la conclusione dei miei studi universitari: spero tanto che questa tesi di laurea possa servire a far conoscere la realtà delle ragazze di strada e, in minima parte, dei loro compagni, possa, insomma, essere un primo contatto con la calle e con i suoi personaggi.