24 luglio 2017
Carissimi Molli e Massimo
…….
Rosa Rodriguez, che ha ospitato Giovanni
e Yukiko a Managua, vorrebbe mandare un messaggio a Yukiko.
Rosa Rodriguez è nicaraguense, della
famiglia Vaire Rodriguez, del quartiere La Reinaga di Managua, dove io andavo i
primi anni che ero in Nicaragua.
Quando Giovanni mi ha detto che voleva
andare in Nicaragua e che cercava un posto, io ho chiesto a questa famiglia di
riceverlo.
Giovanni è stato lì con Yukiko, agli
inizi della loro relazione. Mi ricordo che tutti e due facevano ginnastica
quando si alzavano alla mattina. E poi Giovanni portava sempre il vino la sera.
So di qualche problema di accettazione di
Yukiko da parte della comunità.
Io penso che questa cosa dovrebbe
cambiare, perché Giovanni ha amato questa donna ed è rimasto fedele a lei.
Ha vissuto in questa casa isolata in
mezzo a cani e gatti.
Anche questo era Giovanni!
Queste le ultime, ultimissime
parole che ha detto a Yukiko: “Eccomi!”.
Anche questo era Giovanni!
Dovremmo accettare tutti gli aspetti
della sua vita.
Giovanni ha scoperto che era stata Yukiko,
ma non le ha detto niente.
Anche questo è bello e fa parte
dell’umanità di Giovanni!
Quando si è festeggiato il quarantesimo
anniversario della comunità (io sono
arrivato il giorno stesso dal Guatemala e ho partecipato con Mirna Cuté)
Giovanni aveva detto che la comunità non faceva più tutte le azioni che faceva
un tempo in Italia, però in compenso aveva esteso le sue azioni in altri
continenti: parlava della Palestina e anche del Mojoca.
Sono stato sorpreso: aveva ragione.
Per molti di noi che facciamo parte della
comunità lui è stato, più che un maestro e un padre, un fratello, un amico e un
compagno!
Non vorrei che si cominciasse a fare
un’immagine idealizzata di lui.
La bellezza di questa persona è la sua
umanità.
Ha vissuto l’umanità, l’amicizia, l’amore
per le donne.
Anche questo lo distingue
dall’istituzione.
Spero che non si mettano in testa di
riabilitarlo.
Lui non ha bisogno di essere riabilitato.
Di questo avrebbero bisogno il papa e il
Vaticano.
Noi siamo qui, in Guatemala, e andiamo
avanti.
L’ambiente è più difficile per la
violenza in aumento, ma dobbiamo stare qui e continuare ad essere testimoni
dell’amore, della misericordia e della pace contro l’odio, la violenza e le
morti.
Dobbiamo essere testimoni della vita, in
questo ambiente, per le nostre sorelle e fratelli più poveri.
Gerardo Lutte