14 luglio 2017

 

Domani con mio grandissimo dispiacere non ci sarò perché sono ancora a lavorare fuori Roma. 

Vi mando però qualcosa che ho scritto in questi due giorni, se volete potete leggerlo durante il funerale o tenerlo per voi...

Un abbraccione

venite gente vuota facciamola finita voi preti che vendete a tutti un’altra vita se c’è come voi dite un dio nell’infinito guardatevi nel cuore l’avete già tradito. e voi materialisti col vostro chiodo fisso che dio è morto e l’uomo è solo nell’abisso. le verità cercate per terra da maiali, tenetevi le ghiande lasciatemi le ali

Giovanni è morto e la notizia non giunge a ciel sereno, per quanto non sia stata inaspettata come quando è successo ad Edoarda. Anche se per me e per tutti (Giovanni compreso) credo che questi due lutti così vicini siano stati un gioco crudele di nostra sorella morte corporale.

Quando l’ho saputo, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata una canzone, Cyrano di Guccini, perché sicuramente non ha venduto a nessuno un’altra vita né ha cercato dalla sua vita solo le ghiande dei materialisti col loro chiodo fisso. Giovanni è stato anche un po’ un Don Chisciotte, per rimanere sul tema “gucciniano”, continuandosi a scagliare fino all’ultimo contro i mulini a vento di una gerarchia che seppure ormai social e sempre all’avanguardia (una volta l’avanguardia veniva da quella gerarchia, d’altra parte) sembra sempre meno passibile di critiche e cambiamenti e pronta a coprire col silenzio tutto il dissenso possibile.

Quello che ci resterà (che mi resterà), forse più di quello che erano il suo pensiero, la sua fede e la sua vita, è l’esempio di coerenza, di scelte che hanno significato l’abbandono dei propri privilegi, scendere dal piedistallo e da una vita comoda e ipocrita e cercare di essere coerente. Tutte cose che ha pagato a caro prezzo, un prezzo che forse gli è stato restituito nell’amore che penso tutte e tutti abbiamo provato per lui, anche nei momenti di scarsa lucidità o di fronte alla gestione sbagliata o avventata di alcune sue scelte.

Di lui mi rimarranno anche le ultime parole “importanti” che ci siamo detti, in mezzo a un mare di considerazioni fatte durante i viaggi in macchina. Ultimamente aveva pensato di riprendere le fila del lavoro fatto negli anni e di organizzare una “conferma” delle nostre comunioni. Mi aveva chiesto che ne pensassi, e io avevo tentennato: già quando feci la comunione tentennavo e col tempo la mia fede nel senso classico del termine (ma pure nel senso più generico di fiducia nell’umano) è andata scemando. Lui mi ha chiesto che cosa avessi buttato dei suoi (e non solo suoi) insegnamenti e io ho risposto “niente”, allora disse “benissimo! allora sei confermata”. Non so quanto ciò sia vero, posso confermare che penso di avere abbastanza chiaro cosa sia giusto e cosa non lo sia, e che il giusto e l’ingiusto dipendono infinitamente dalle situazioni in cui si esprimono e che in questo sicuramente ha contribuito a darmi una visione del mondo. Posso confermare anche questa perdita di fede generale (chissà se almeno le opere mi salveranno!). Comunque il vuoto di Giovanni andrà anche a incidere sulla presenza nella mia vita di persone che mi diano la speranza di una visione diversa, una visione che sappia anche bilanciare il mio tipico pessimismo con una fiducia in qualcosa di meglio e di oltre, senza però negare l’infinito male che c’è nel mondo. Ricorderò sempre quando, andandolo a prendere a Canneto, gli chiedevo come stesse. La risposta era spesso “malissimo”, non tanto per le sue precarie condizioni di salute, ma per la guerra in Siria e Iraq, le preoccupazioni geopolitiche o per gli ultimi in genere. Inevitabilmente le nostre visioni del mondo erano molto diverse, ma mi mancherà.

Voglio chiudere questo pensiero con una riflessione sulle parole con cui si chiude l’articolo di Rodari su La Repubblica di venerdì. Rodari ha scritto: “Da quel giorno (la riduzione allo stato laicale del 76) Franzoni ha fatto una sua strada. Nessuno, entro le mura leonine, gli ha mai mandato un segnale. Anche per la messa celebrata da Ratzinger nel 2012 con i padri conciliari nessuno si è ricordato d'invitarlo. Il cattolico marginale si è eclissato sempre più ai margini. Fino alla morte.” A lui non era piaciuto quel titolo dato alla sua autobiografia, che lo descriveva appunto come “marginale” e non si sentiva tale, né voleva esserlo. Aveva progetti da portare avanti e cose da dire e tutto sommato ancora una posizione privilegiata da cui fare e parlare. Ma come dicono alcune femministe di colore* americane solo dal margine si può vedere il centro e il tutto, evitando il rischio di visioni parziali, e in questa visione non marginale ma dal margine si è sempre quantomeno impegnato e ci ha dato tante lenti per vedere una realtà che per lui aveva perso i contorni, ma non i colori e le luci.

Ora penso all’appello che Yukiko fa ogni sera, dando la buonanotte alla famiglia di bestiole che avevano tirato su, comprese quelle che non ci sono più. Chissà se ora in quell’appello darà la buonanotte anche a Giovanni, padre spirituale di molte e molti, non solo umani. 

* di colore non vuol dire nero, comprende tutti i non WASP