14 luglio 2017 – letto durante la
veglia
Amiche ed amici,
vari di voi hanno comunicato la morte di questo carissimo amico, Giovanni
Franzoni, fondatore della comunità di base di San Paolo a Roma.
Giovanni è stato una persona straordinaria, che ha lottato per il rinnovamento
evangelico della chiesa cattolica.
L’ho conosciuto all’inizio degli anni 70.
Lui era stato eletto abate dell’abbazia di San Paolo fuori le mura a Roma nel 64
e ha potuto, in qualità di abate, partecipare alle ultime due sessioni del
Concilio Vaticano Secondo.
Giovanni ha scritto la famosa lettera “La Terra è di Dio”, dove afferma che la
terra non può essere proprietà di latifondisti, di speculatori fondiari e
immobiliari.
E questa posizione era anche una posizione contro la partecipazione del Vaticano
e di molti ordini religiosi alla speculazione fondiaria ed edilizia a Roma, in
Italia e in altre parti del mondo, che si traduceva in una più grande miseria
dei poveri, privati del diritto alla casa e ad un’abitazione degna.
Per questo Giovanni è stato destituito.
Il Vaticano gli ha tolto la carica di abate.
Per rimanere fedele al vangelo Giovanni e molte persone che lo seguivano avevano
formato nell’abbazia di San Paolo una comunità.
Si sono poi trasferiti in via Ostinese 152b a Roma e lì hanno fondato la
comunità cristiana di base di San Paolo.
Io stavo con loro quel giorno; mi ricordo e mi ricorderò!.
Giovanni ha proseguito con la comunità il suo impegno di rinnovamento e di stare
con i poveri, con la classe operaia e le sue lotte, con i popoli oppressi
dall’imperialismo, in modo particolare il popolo palestinese ed il popolo
iracheno.
La comunità ha aperto le sue porte a migranti, richiedenti asilo e rifugiati di
vari paesi, ospitando nei propri locali la scuola di italiano di Asinitas alla
quale partecipano anche alcuni membri della comunità.
Attraverso il gruppo La Sosta, nato nel proprio ambito, la comunità ha poi messo
a disposizione i propri locali la domenica pomeriggio ai rifugiati afgani, in
modo che potessero incontrarsi, cucinare i loro cibi e trascorrere un pomeriggio
di relax, insieme anche ad alcuni
giovani e adulti della comunità.
Giovanni è stato presente in tutte le lotte.
Ha preso posizione nel 74 per il mantenimento della legge che permetteva il
divorzio.
Ha manifestato nel 76 la sua preferenza per il partito comunista e per questo è
stato ridotto alla stato laicale e sospeso a divinis.
Egli con coraggio e con coerenza ha continuato la sua lotta, prendendo posizione
con la comunità sui tutti i problemi importanti di questi anni, scrivendo libri
preziosi, che sono una testimonianza della sua coerenza e del suo coraggio.
Coerenza e coraggio che sono continuati negli ultimo periodo della malattia,
quando ha perso la vista e doveva essere accompagnato in comunità, rimanendo
sempre attento a tutto ciò che succedeva in Italia e nel mondo.
Io ero legato da amicizia a Giovanni.
E’ venuto varie volte a pranzo nel mio appartamento alla Magliana a Roma. Gli
piacevano le cene che gli preparava mia madre.
Giovanni e la comunità hanno appoggiato il Mojoca e Amistrada mettendo a
disposizione un locale per la segreteria di Amistrada e sostenendo
economicamente il Mojoca e Amistrada attraverso diverse collette annue nelle
assemblee eucaristiche domenicali.
Giovanni ha sempre ricevuto con affetto le ragazze di strada che sono passate
per la comunità. Ultimamente, all’inizio di giugno, mi ricordo che ha
abbracciato e accarezzato Quenia Guevara, ringraziandola di accompagnarmi.
Grande uomo, grande amico, grande esempio!
E’ difficile sopravvivere a persone di questa grandezza morale!.
Penso a lui, penso a Giulio Girardi, a Enzo Mazzi, a Ernesto Balducci, a padre
Turoldo e a tanti altri, dei quali siamo stati compagni di strada.
Tocca a noi, tocca alla comunità, tocca a tutte le persone seguire questi esempi
di coerenza morale e di apertura agli altri.
Un forte abbraccio.
Gérard Lutte