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Presentazione di Giulio Girardi

 

L'intervista è oggi uno dei generi letterari più in voga. Esso consiste nel dare la parola ai protagonisti, e risponde così ad un bisogno diffuso, quello appunto di ascoltare senza mediazione la loro voce.

E' necessario però distinguere, da questo punto di vista, almeno due tipi di interviste: quelle che danno la parola a protagonisti già riconosciuti come tali e quelle che invece la danno a persone sconosciute, proprio per contribuire a farle emergere come protagoniste.

Questo libro s'iscrive evidentemente nel secondo filone, come del resto alcuni dei precedenti volumi dello stesso autore. Ricordo in particolare i due volumi sui giovani rivoluzionari nicaraguensi, "Quando gli adolescenti sono adulti" (1984) e "Dalla religione al vangelo"(1988) e quello sulla GIOC " Giovani lavoratori dei cinque continenti"(1989).

Le persone cui i libri di Lutte danno la parola sono scelte tra quelle che normalmente non l'hanno. Per vari motivi: perché sono giovani, sono poveri, sono donne, sono abitanti del Terzo Mondo, ecc.

L'impegno a promuovere così il protagonismo delle giovani e dei giovani emarginati è diventato caratterizzante per questo intellettuale, specializzato nello studio della cosiddetta adolescenza.

Gli adolescenti non sono tanto oggetto del suo studio, quanto soggetti, della cui vita e della cui liberazione lo studioso si rivela attivamente partecipe. Parlo della "cosiddetta" adolescenza, perché appunto uno dei contribuiti più significativi di Gérard Lutte alla promozione del protagonismo dei giovani è consistito appunto nel mettere in questione l'ideologia, che li inquadra nella categoria di "adolescenti", condannandoli così ad un ruolo passivo e subalterno nella società.

Mi riferisco principalmente al volume "Sopprimere l'adolescenza? I giovani nella società postindustriale", del 1984. Dare la parola ai giovani emarginati significa far conoscere dalla loro viva voce non solo le loro sofferenze e i loro problemi, ma anche e soprattutto i loro valori e le loro risorse inesplorate. Significa quindi cogliere nella loro stessa disperazione dei segni di speranza.

E' un libro scritto con intelligenza e con amore. Intelligenza ed amore, inseparabilmente. Perché si tratta di una intelligenza favorita ed acuita dall'amore. Di un amore provocato costantemente dalla lucidità con cui da un lato viene colta la sofferenza che travaglia ragazze e ragazzi, dall'altra vengono scoperte le ricchezze morali sepolte nella loro storia. Non si tratta però di un amore paternalista e iperprotettivo, ma preoccupato di cogliere, nel cuore della vicenda di ogni ragazza e ragazzo, all'origine di tutte le loro scelte, un bisogno profondo di libertà ed autonomia; preoccupato quindi di scoprire al loro fianco le vie per promuoverne la maturazione come soggetti.

Il metodo scientifico di questo libro è, in altre parole, quello dell'amicizia. Che si esprime nella capacità di ascoltare, di comprendere senza giudicare, di ispirare e comunicare fiducia. Mi sembra, questa, una verifica della fecondità euristica dell'amore, che permette di scoprire gli aspetti più veri e fecondi delle persone aldilà delle apparenze talora fangose. Descrizioni che possono sembrare idealizzazioni acritiche, ma che sono il frutto di una penetrazione più profonda perché più coinvolgente.

E' l'intelletto d'amore che permette di operare la vera scoperta dell'America; o meglio di contribuire alla sua autoscoperta. Quella scoperta che Cristoforo Colombo non ha potuto realizzare, perché il suo metodo di esplorazione, ispirato dalla volontà di dominio e di sfruttamento, non gli ha permesso di cogliere la realtà più vera di quei popoli. Non voglio dire che Gerardo sia il nuovo Cristoforo Colombo, ma che il suo metodo di esplorazione è l'unico che può contribuire alla scoperta ed all'autoscoperta dell'America, come di qualsiasi realtà diversa.

Questo metodo si ripercuote naturalmente sulla psicologia del lettore. Il quale non è solo aiutato a conoscere meglio le persone che sono protagoniste del libro e il mondo in cui esse vivono ma è anche sollecitato ad amarle e ad assumere un impegno più deciso al loro fianco.

Le ragazze ed i ragazzi di strada poi che leggeranno il libro si sentiranno compresi ed amati, si sentiranno meno soli. Ritroveranno forse un po' più di fiducia in se stessi e negli altri.

La nuova edizione del volume introduce, tra le altre, una importante novità: la presentazione del movimento di ragazze e ragazzi di strada, la sua genesi, la scommessa che esso rappresenta sulla sua capacità di autogestirsi, la metodologia dell’educazione liberatrice, ordinata appunto a scoprire e valorizzare le risorse di queste persone.

Tra il libro e il movimento esiste quindi una continuità, fondata sull’audacia di credere nelle oppresse e negli oppressi; audacia ispirata dall’amore, che premette di credere in loro più di quanto essi non credano in se stessi; che permette loro di scoprire se stessi, le loro risorse nascoste e represse, la violenza di una società capace di distruggere la fiducia delle persone in se stesse. Questa audacia fondata sull’amore ha ispirato il libro. Ma ha ispirato anche la fiducia nella capacità dei ragazzi e delle ragazze di diventare protagonisti della loro storia.

Questa esperienza di scoperta e promozione del protagonismo giovanile nelle sue forme più difficili si sta vivendo in tante parti del mondo. Sta sorgendo cioè su scala internazionale un nuovo soggetto antagonista, caratterizzato dalla sua capacità di autodeterminazione solidale. I giovani nelle loro varie componenti rappresentano uno dei grandi soggetti dell’alternativa di civiltà, di transizione dall’autodeterminazione del mercato all’autodeterminazione dei popoli. Queste ragazze e questi ragazzi, con la loro lotta e la loro testimonianza, al fianco di tanti altri movimenti alternativi, ci stanno facendo un dono immenso; quello di aiutarci a credere su basi solide che un altro mondo è possibile, che un altro mondo è in costruzione.

Per concludere , vorrei dire che questo libro è anche un contributo a una cultura della pace e della riconciliazione. Non certo di quella pace e riconciliazione fittizie, che si costruiscono sull'occultamento dei conflitti e la negazione delle differenze; ma di quella pace e riconciliazione che suppongono un'analisi spregiudicata dell'emarginazione di massa, l'esplorazione rigorosa delle sue cause, la denuncia coraggiosa delle responsabilità e del debito storico dell'occidente; di quella pace e riconciliazione che scaturiscono da un impegno appassionato al fianco degli esclusi di ieri, per la costruzione del mondo di domani.

Il libro e l'esperienza di Gerardo ci recano questa sorpresa: di scoprire la strada come un luogo di elaborazione di una cultura della pace.

 

IL NUOVO VIDEO Considerando il libro di Gerard Lutte il racconto narrativo attraverso il mezzo indiretto della scrittura, il video.

 

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